Azzardo, 160 Comuni dicono basta, nel silenzio dei media nazionali. Anche l’esempio di Bolzano nel dossier di Legautonomie

slot machineL’iniziativa non ha certo avuto la ribalta dei media. Ma è un fatto: ben centosessanta Comuni lombardi, ad oggi, hanno sottoscritto il “Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo”, una iniziativa di Legautonomie e dell’associazione Terra di Mezzo. Nel documento, i numeri e le conseguenze del gioco d’azzardo: «100 miliardi di fatturato, 4% del PIL nazionale, la 3° industria italiana, 8 miliardi di tasse. 12% della spesa delle famiglie italiane, 15% del mercato europeo del gioco d’azzardo, 4,4% del mercato mondiale, 400.000 slot-machine, 6.181 locali e agenzie autorizzate, 15 milioni di giocatori abituali, 3 milioni a rischio patologico, circa 800.000 i giocatori già patologici. 5-6 miliardi l’anno necessari per curare i dipendenti dal gioco patologico».

La richiesta è chiara: una legge nazionale che miri a ridurre l’offerta a l’accessibilità, leggi regionali che esplicitino i compiti in materia sanitaria delle Regioni e, soprattutto, il potere ai Comuni di poter definire orari di apertura, stabilire le distanze dai luoghi sensibili ed esprimere parere vincolante sull’istallazione dei giochi d’azzardo.

A dar ampio conto della questione, la stessa Legautonomie, che sul proprio portale ha pubblicato nel mese scorso un approfondito dossier sul fenomeno e, ovviamente, sul ruolo degli enti locali, spiegando: «Nell’arco di dieci anni il territorio urbano è stato via via occupato capillarmente da istallazioni di gioco di alea generando rilevanti problemi di pertinenza delle amministrazioni comunali, provinciali e delle Asl. Da tutto questo complesso di gestione, offerta, promozione, è stato – per legge – deliberatamente escluso il sistema dei poteri locali e regionali».

«Le Regioni – prosegue Legautonomie – non hanno alcun potere né d’indirizzo, né regolativo, né ispettivo: pur vedendosi ricadere sulle responsabilità regionali gran parte degli effetti (sociali, economici, urbanistici, finanziari). I Comuni e le Province, che pure devono adottare piani per il commercio, l’artigianato, l’industria e per i servizi, sono deliberatamente esautorati di ogni potestà amministrativa, anche laddove si trovino – come nei fatti avviene – a doversi far carico e a gestire gli “effetti collaterali” di questo complesso “insediamento”. Per limitare danni e ricadute alcuni Comuni hanno emanato provvedimenti di natura amministrativa successivamente annullati dalla giustizia amministrativa».

Una sorte a cui è sfuggita la legge esemplare in materia della Provincia autonoma di Bolzano, contro la quale aveva sollevato dubbio di legittimità costituzionale il Consiglio dei Ministri presieduto da Monti nel 2011 e che la Corte costituzionale ha invece ritenuto di tutelare riconoscendone la competenza.

Resta il fatto che solo una legge nazionale mirata potrebbe imprimere una svolta al problema, che vede lo Stato anche beffato dalla sostanziale stabilità delle entrate erariali a fronte di un volume di gioco che cresce vertiginosamente. E chissà se la risposta potrà venire dal progetto di legge per il riordino del settore, depositato lo scorso 18 giugno alla Camera dei Deputati, che pure non restituisce la meritata centralità agli enti locali ma potrebbe essere un buon punto di partenza.

Nel frattempo, le proteste sul territorio in risposta al fenomeno, che vede una spese pro capite superiore ai 1300 euro annui, si moltiplicano.

Di seguito il DOSSIER di Legautonomie, con tutti i numeri relativi al gioco d’azzardo, i provvedimenti amministrativi, le proposte di legge e molto altro: http://www.legautonomie.it/Documenti/Dossier/Gioco-d-azzardo-ed-enti-locali.-Dossier-di-Legautonomie

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