“Razzisti per tradizione”: “The Guardian” accusa l’Italia

kyenge“Leggi discriminatorie”, “una serie sconvolgente di attacchi e minacce” contro il ministro Kyenge, assenza di “sanzioni severe”, “un’identità che ha avuto tra le sue componenti la pelle bianca”. E tutto a causa di una “Norimberga” che l’Italia non ha subìto dopo la seconda guerra mondiale e che ha impedito il crearsi di un “vocabolario del pentimento”.

Pentimento per cosa? Per l’esperienza fascista e per l’esperienza coloniale naturalmente, prova che gli “italiani brava gente “ non esistono, ma che hanno il razzismo – che poi è sinonimo di fascismo – nel Dna.

Questo in breve il contenuto di un pezzo pubblicato dal quotidiano inglese “The Guardian”, ripreso tradotto dal settimanale “Internazionale” (n. 1017) e firmato dalla scrittrice etiope-statunitense Maaza Mengiste.

Se il pezzo in questione possa esser ritenuto a sua volta “discriminatorio” non è dato chiederselo. Non è politicamente corretto.

Ma il fatto che racconti bugie con superficialità è una verità incontestabile.

A partire dal clima di terrore descritto nel riferimento all’accoglienza avuta dal ministro per l’Integrazione (molto “abbronzata” direbbe Silvio), minacciata a suo dire in quanto contestata nella sua logica dell’immigrazione come panacea per tutti i mali.

La minaccia citata nello specifico è una richiesta di dimissioni, condita dallo slogan “L’immigrazione è il genocidio dei popoli”. Slogan evidentemente agghiacciante. Si, sa, l’immigrazione è gioia, è la pubblicità dei Ringo, è Balotelli in Nazionale, è Miss Italia di colore. L’Italia, del resto, è meticcia, parola della Kyenge. Con buona pace dei barconi di sfruttati che giungono sulle nostre coste ed affollano Cpt malfunzionanti, città e metropoli le cui strutture sociali esplodono creando conflitti anche interetnici, criminalità, violenza ed alimentando un discontrollo del fenomeno che, questo si, causa razzismo.

E invece non si può dire. La parola d’ordine è una sola: immigrazione è bello.

Senza tener conto che porta chiaramente con sé sradicamento, abbandono della propria terra al suo destino e, spesso, della propria famiglia, difficoltà economiche ed il naturale allentamento fino alla distruzione del vincolo comunitario, che è l’unico vero baluardo contro il caos sociale e l’individualismo.

Tutto ciò non si può dire, è razzista.

E poi si sa, fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare. Sicuri? O semplicemente li fanno al costo di minori diritti e di salari più bassi? O semplicemente li fanno e basta, mentre i disoccupati italiani, quasi tutti giovani, aumentano? E magari non hanno diritto ad una casa popolare, sopravanzati dai neocittadini stranieri. E poi a quanto pare fanno anche i ministri, i parlamentari, i giornalisti, i professori: forse è il caso di inventarne un’altra.

Però si sa, gli italiani non fanno più figli: noi cresciamo grazie a loro. Noi? Noi chi? Se non esiste più l’italiano, se esserlo è un semplice attestato di residenza, chi è questo “noi” che cresce grazie a loro? E cosa vuol dire Italia se nulla vale il concetto di cittadinanza e tradizioni e costumi? È un nulla, è un non-senso statistico. È il concetto di nazione, di Stato che è sotto attacco. È, semmai, un “loro” crescono, mentre “noi” ci rassegniamo. Anche alla svendita del nostro patrimonio imprenditoriale, stando agli ultimi eventi.

E, beh, è chiaro che questo articolo è del tutto carente di termini attinti direttamente dal “vocabolario del pentimento” della Mengiste. Anche per queste frasi, molto probabilmente, sarebbe necessaria una “Norimberga”, che la cara scrittrice scambia ingenuamente per una “riconciliazione”. E senza per la verità auspicare la stessa “pacificazione” per chi ha usato armi di sterminio di massa come la bomba atomica.

Termini quasi certamente tratti dal vocabolario di cui sopra, dal sapore vagamente sovietico, laddove pacificazione significa una sola cosa: repressione. E infatti eccola  a lamentarsi dell’assenza di sanzioni severe, dimenticando forse la liberticida legge Mancino e gli innumerevoli processi del pensiero portati avanti dal regime giudiziario, dimenticando che parla di un paese in cui liberamente uno  va in Europa e, a torto o ragione, parla di “troie” in Parlamento e poi si pretende la Kyenge intoccabile per una sorta di razzismo inverso.

Senza comprendere, o fingere di non comprendere, che non è il colore della sua pelle a suscitare clamore ma la vacuità del suo progetto di distruzione dell’identità nazionale che, ebbene si, ”ha avuto tra le sue componenti la pelle bianca” per ovvie ragioni ma di cui oggi si pretende quanto la sopravvivenza se pur parziale trasformazione dovrà essere.

Rispondi

Effettua il login con uno di questi metodi per inviare il tuo commento:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.