“El Pais“, il quotidiano più venduto in Spagna, ha pubblicato ieri un’inchiesta sul movimento di destra radicale italiano CasaPound. “CasaPound cresce ogni volta che l’Italia va alle urne“, segnala il giornale progressista. “A differenza di altre costruzioni dell’ultra-destra, come Forza Nuova o Roma ai Romani, fanno a meno della morale cattolica o della omofobia“, osserva inoltre l’autore del reportage Daniel Verdù.
“La nostra priorità è la giustizia sociale, che lo Stato aiuti prima i suoi cittadini”, spiega del resto Simone Di Stefano, vicepresidente di CasaPound e presentato anche in veste di candidato Primo Ministro del movimento romano. A differenziarlo dalle altre organizzazioni della destra radicale, dunque, c’è una maggiore indipendenza rispetto all’elemento religioso e all’identità cattolica, mentre a distinguerlo dai partiti “xenofobi” di destra di governo, come Fratelli d’Italia e Lega Nord (a torto o ragione inserita in questo schieramento), è un discorso certamente “meno liberale”, spiega Verdù.
Nell’articolo uscito sul “El Pais”, viene naturalmente ripercorsa brevemente tutta la storia del movimento, dalla sua nascita nel 2003 come occupazione a scopo abitativo “in uno dei quartieri con più immigrati di Roma“, alla vocazione più apertamente politica e nazionale manifestatasi nel 2009. La lotta per il diritto alla casa, il simbolo della tartaruga che richiama anche simbolicamente questa lotta, la questione del lavoro, il no alla immigrazione e, ovviamente, i “poster del filosofo Julius Evola o di Benito Mussolini” all’interno della struttura di via Napoleone III in cui si trova la sede principale.
“CasaPound”, spiega “El Pais” non senza cadere a tratti nella solita retorica della paura, “con 99 sedi e 11 consiglieri eletti nei Comuni, costruisce la sua attualizzazione del fascismo sulle rovine di una classe media e piccolo-borghese impoverita: il mercato elettorale oggi più redditizio”. L’incubo sottinteso, del resto, è riassunto nel titolo (“Un fascismo rinnovato prende nuova forza in Italia“) anche se il racconto si mantiene il più possibile oggettivo. Tra i casi citati in questo senso, quello di Lucca – “dove hanno ottenuto l’8% di voti nelle ultime amministrative e sono la terza forza politica” – e del suo rappresentante locale Fabio Barsanti, il cui segreto, spiega il giornalista, è “ascoltare la gente” ma non solo: “quando parliamo del fascismo lo facciamo senza nostalgia. Prendiamo alcune idee come la proprietà della casa, la giustizia sociale o la identità nazionale e le attualizziamo”, spiega lo stesso Barsanti.
Emmanuel Raffaele
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