Un nuovo razzismo fondato sulle scienze umane anziché sulla biologia. Secondo la saggista francese Céline Pina, impegnata a documentare i sempre più numerosi eventi proibiti ai bianchi, il “separatismo islamista” e il “nuovo antisemitismo” musulmano, non ci sono dubbi: l’estrema sinistra sta resuscitando la segregazione razziale, mascherandola paradossalmente da anti-razzismo. “‘Proibito ai bianchi’, questo è lo slogan e il piano d’azione che prova a rendere popolare una parte sempre più consistente degli indigenisti e del ‘Grande Fratello’ di sinistra”, scrive l’attivista francese, la quale accusa: “vogliono sostituire la lotta di classe con la guerra delle razze e, come in ‘1984’ di Orwell, fanno dell’inversione dei concetti e dei significati un’arma di distruzione delle coscienze e di sottomissione degli spiriti”. “L’antirazzismo è diventato l’alibi dell’odio contro i bianchi“, sostiene Céline Pina in un editoriale pubblicato pochi giorni fa su “Le Figarò”.
In particolare, fa riferimento al Parti des Indigènes de la République (Partito degli Indigeni della Repubblica), al Collettivo contro l’Islamofobia in Francia, cita come ultimo esempio la recente conferenza organizzata a Saint-Denise, “Bandung du Nord”, e punta il dito contro la sinistra, giunta al punto di scusarsi di essere bianca e di parlare ancora (a volte) di sociale e non di razza. Anche in quell’evento, racconta pescando direttamente dagli interventi, è evidente come l’accusa all’imperialismo occidentale sia solo una scusa per scagliarsi contro la presunta “ferocia bianca”, in nome di una rivendicazione dopo tutto fermamente identitaria: “Gridare in faccia ai bianchi ‘Io sono arabo’, ‘Io sono musulmano’, “Io sostengo gli arabi perché sono arabi e i musulmani perché sono musulmano’ […] è una rivendicazione eminentemente politica”. Una politica, dunque, concepita esattamente in chiave etnica, in cui la stessa nozione di scelta sparisce, evidenzia la scrittrice la quale parla di antirazzismo “isterico” ma anche di un pericoloso revisionismo: “lo abbiamo visto a proposito della tratta degli schiavi con il processo contro lo storico Olivier Pétré-Grenouilleau, la cui unica colpa è stata quella di ricordare che, non solo esistevano anche commerci africani e arabo-musulmani, ma sono stati anche più consistenti rispetto alla tratta transatlantica”.
“Quando tutto ciò che vi tiene uniti è un ‘negativo’ – il fatto di essere non-bianchi -, l’unica cosa in comune è il nemico. Ecco perché l’odio contro i bianchi è al cuore di queste dottrine“, osserva prima di concludere: “Oggi siamo di fronte ad una nuova alleanza tra brutalità e scienza, ma stavolta sono le scienze umane che tentano di giustificare filosoficamente e sociologicamente le concezioni razziste portate avanti dagli indigenisti. I nostri nuovi Gobineau oggi fanno reclute a sinistra della sinistra. Non sono sicura che questo sia progresso“.