Viganò: “Coronavirus colpa anche degli omosessuali”

Immagine di copertina“Con quale sguardo il cristiano deve valutare la pandemia del Covid-19?”

A questa domanda, l’arcivescovo ultraconservatore Carlo Maria Viganò, ha risposto: “La pandemia del Coronavirus, come tutte le malattie e la stessa morte, sono una conseguenza del Peccato Originale”. “La malattia e la morte”, ha aggiunto, “sono entrate nel mondo, quale punizione per aver disobbedito a Dio“.

Ok, il peccato originale, ma ora? Pare sia passato un po’ di tempo da Adamo ed Eva.

“Vostra Eccellenza ritiene che vi siano dei peccati che hanno suscitato lo sdegno di Dio in modo particolare?”
“Oltre ai peccati commessi dai singoli, vi sono anche i peccati commessi dalle società, dalle nazioni: l’aborto, che anche durante la pandemia continua a uccidere bambini innocenti; il divorzio, l’eutanasia, l’orrore del cosiddetto matrimonio omosessuale, la celebrazione della sodomia e delle peggiori perversioni, la pornografia, la corruzione dei piccoli, la speculazione delle élites finanziare, la profanazione della domenica”.

Questi alcuni passaggi dell’intervista rilasciata a Michael Matt dall’alto prelato sul giornale cattolico “The Remnant” e tradotta da “Corrispondenza Romana“.

Che dire?
Papa Francesco piace a sinistra perché è pro-immigrazione.
Viganò piace alla destra perché è contro l’aborto e l’omosessualità.
Dualismi un po’ banali.

Ora, a me non importa chiamare in causa la teologia, discutere sul peccato originale e la presenza del male nel mondo (che, da una prospettiva appunto teologica, posso anche capire), ma pensavo che la visione veterotestamentaria (peraltro da alcuni considerata pagana) di un dio che punisce a colpi di rappresaglie sommarie per i nostri “peccati” (attuali) fosse superata col Nuovo Testamento.
Avevo anche capito che, dopo Gesù Cristo e il battesimo, fossimo “ripuliti” dal peccato originale, ma va beh, non sono teologo né un fan della dottrina cristiana.

Non è lecito neanche meravigliarsi che, una confessione fondata – tra le altre cose – sugli scritti “omofobici” di Paolo di Tarso, possa produrre certe convinzioni, per cui il problema è a monte.

Rilevo invece la triste conseguenza politica di tutto ciò, con una destra che, per essere alternativa alla sinistra, non riesce ancora a distinguere tra il piano morale individuale e il piano pubblico.
Una destra che magari critica l’Islam ma, allo stesso tempo, auspicherebbe anche per l’Occidente una teocrazia seppur cattolica.
Ecco, mi piacerebbe che questo schematismo fosse finalmente superato. Mi piacerebbe una destra capace di apprezzare il valore dell’insegnamento cristico (che non prevedeva persecuzioni nei confronti degli eretici) e il suo apporto all’Occidente, senza dover poi rifugiarsi nel moralismo cattolico tout court.
Dopo tutto, se siamo uno stato laico, è anche grazie alla nascita dello Stato nazionale sovrano anche se, sulla sovranità, molti ancora fanno confusione.

Allo stesso tempo, mi piacerebbe una sinistra capace di accettare il dialogo, alla quale si possa dire per lo meno “guai a chi discrimina e guai anche a chi decide di seguire una certa morale ma pretende anche di imporla per legge agli altri, ma le adozioni per le coppie omosessuali forse non mi convincono e, magari, sul matrimonio, senza pregiudizi, discutiamone nei termini, cerchiamo di andare alla radice della posizione speciale che, nel diritto, occupano il matrimonio uomo-donna e capire se e quali distinzioni fare, per amore della diversità, con spirito laico”.

Ecco, dialogo appunto, anziché accuse e persecuzioni.
Per farlo, c’è bisogno di apertura da entrabi i lati.

Emmanuel Raffaele Maraziti

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