
In un colpo solo, ci siamo trovati di fronte ad una dimostrazione del pessimo stato del giornalismo oggi e della strumentalizzazione delle tematiche lgbt.
Due giorni fa, svariate testate (regionali e non solo), titolavano all’unisono: “Licenziato perché gay: la battaglia di Davide Sgrò a Catanzaro”.
Oggi la smentita: lui o l’Agi (delle due l’una) si erano inventati tutto.
All’origine, un comunicato stampa elaborato appunto dall’Agi, diffuso dai giornali calabresi senza farsi domande, senza contraddittorio, nonostante contenessero accuse forti nei confronti di una azienda locale.
Nell’articolo, il “noto attivista” Davide Sgrò affermava: “Lei [la titolare dell’attività, ndr] mi ha semplicemente comunicato che non ho superato i tre mesi di prova previsti dal contratto, ma io so che la ragione è la mia omosessualità. Per questo mi sono rivolto all’ispettorato del lavoro”.
Parole che, insieme al titolo, ripreso integralmente da testate come “Calabria 7“, “CatanzaroInforma” e “Il Giornale di Calabria“, non lasciavano spazio a dubbi, nonostante la evidente contraddizione tra un titolo che suonava come una notizia e il testo che lasciava intuire l’assenza di prove.
Il comunicato, però, è stato comunque pubblicato senza un minimo di intervento delle redazioni in questione, senza contestualizzazione, indagine o la spiegazione di trovarsi di fronte ad un’accusa di parte pubblicata senza ascoltare l’altra parte.
Come si usa fare quasi sempre, con buona pace dell’etica professionale.
Un non addetto ai lavori, però, lo avrebbe scambiato tranquillamente per un articolo elaborato dalla redazione stessa, con tutte le precauzioni del caso.
“MI HANNO DETTO CHE ERA L’UNICO MODO PER FAR PUBBLICARE LA NOTIZIA”. L’AGI REPLICA: INTERVISTA APPROVATA DA SGRO’
Oggi, però, dopo la smentita della titolare, pubblicata successivamente da “Il Giornale di Calabria“, il giovane catanzarese ritratta (anche se alcuni, per pudore, scrivono “puntualizza”).
“Mai detto di essere stato licenziato perchè gay”, titola CatanzaroInforma.
“Non sono stato licenziato perché gay”, aggiunge Calabria 7, che ha anche provveduto a cambiare in fretta e furia il titolo della pubblicazione precedente.
Nel comunicato, fatto pervenire dal protagonista all’Agi e poi diffuso dalle altre testate, Sgrò spiega: “Chi ha scritto quella nota stampa ha amplificato ancora di più il tutto, scrivendomi che era l’unico modo di far pubblicare la notizia. Io stesso ho detto che non mi importava di pubblicare la vicenda perché non corrispondeva a verità. Mi è stata fatta un’intervista in cui ho risposto ad alcune domande ma non vi è stata mai una risposta che rappresentava il titolo nelle varie note stampa”.
“Il testo dell’intervista”, precisa però l’Agi, “era stato comunque approvato dall’interessato che aveva dato il suo assenso alla pubblicazione via WhatsApp”.
Qualcuno, dunque, non dice la verità.
Ma non c’è dubbio che, più del protagonista, la figura peggiore ancora una volta la fa il giornalismo.
Emmanuel Raffaele Maraziti