Ridenominazione Aeroporto di Lamezia Terme: che figuraccia opporsi all’aggiunta di “Catanzaro”!

La proposta del neo-sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita ha scandalizzato i politici lametini.

Proprio non si rendono conto, evidentemente, della brutta figura che stanno facendo esprimendo una visione così ristretta della politica.

E, soprattutto, di quanto sia ovvio che l’aeroporto di Lamezia Terme – provincia di quello che è anche il capoluogo di regione calabrese, infrastruttura su cui convergono investimenti e interessi da tutta la provincia e regione, avendo chiaramente una dimensione extra-municipale – debba portare anche il nome della città di Catanzaro.

Emmanuel Raffaele Maraziti

La tetta “femminista” di Victoria

Chiariamo prima di tutto una cosa: se una donna vuole mostrare le mammelle, credo che debba poterlo fare in tutta libertà.
Anzi, ben venga perché, da non-asessuati, le mammelle ci piacciono. Anche quelle piccole di Victoria.

Ma è il caso di sottolineare che la polemica che riproponeva ieri la stampa, sull’onda del movimento “Free the nipple” (“Libera il capezzolo”) e dopo la “censura” del capezzolo di Victoria dei Maneskin in concerto, è quanto meno carente e contraddittoria dal punto di vista teorico.

L’accusa che la polemica porta con sé è la solita: “la società patriarcale censura il corpo femminile perché la vuole chiusa in casa, sottomessa e non uguale all’uomo”.

Ma l’accusa, appunto, fa acqua da tutte le parti.

Continua a leggere

El exvicepresidente Iglesias: “el Estado Profundo puede hacer desaparecer a cualquiera”

En un libro escrito junto con el periodista Aitor Riveiro, el exvicepresidente español Pablo Iglesias valida sin duda las (que la prensa alineada llamaría) teorías conspirativas, destacando en varios pasajes los límites de la política respecto de las potencias nacionales y transnacionales.

Refiriéndose a los opositores a Podemos, movimiento de izquierda del que fue fundador en 2014 y secretario hasta 2021, habla reiteradamente de la existencia e influencia en la política del “Estado Profundo”, ese Deep State tantas veces mencionado en los Estados Unidos y que se considera mueva los hilos de la política institucional. Y lo hace con tonos decididamente fuertes.

“SI NO CUMPLES LAS REGLAS GLOBALES, TE PUEDEN DESTRUIR O HACERTE DESAPARECER”

“Una vez se llega al gobierno”, dice Iglesias en su libro “Verdades a la cara”, “si se intenta hacer algo que está fuera de las reglas globales, evidentemente sí pueden destruir y hacer desaparecer a cualquiera.
Pero nosotros éramos – somos – perfectamente conscientes de las reglas de funcionamiento de la economía global”.

Continua a leggere

L’ex vicepresidente della Spagna Iglesias: “il Deep State può far sparire chiunque”

In un libro scritto a quattro mani con il giornalista Aitor Riveiro, l’ex vicepresidente spagnolo Pablo Iglesias, presta senza dubbio il fianco – direbbe la stampa allineata – alle teorie complottiste, evidenziando in vari passaggi i limiti della politica rispetto ai poteri forti nazionali e transnazionali.

Facendo riferimento agli oppositori di Podemos, movimento di sinistra di cui è stato fondatore nel 2014 e segretario fino al 2021, parla infatti ripetutamente dell’esistenza e dell’influenza sulla politica dello “Stato Profondo”, quel Deep State tante volte tirato in ballo a proposito degli Stati Uniti e che tira le fila della politica istituzionale. E lo fa con toni decisamente forti.

“SE NON RISPETTI LE REGOLE GLOBALI, POSSONO DISTRUGGERTI O FARTI SPARIRE”

Una volta che si arriva al governo”, afferma Iglesias nel suo libro Verdades a la cara, “se si prova a fare qualcosa che sta fuori dalle regole globali, chiaramente possono distruggere o far sparire chiunque.
Ma noi eravamo – siamo – perfettamente consapevoli delle regole di funzionamento dell’economia globale”.

Continua a leggere

Colombia, Petro l’italiano giura da presidente

Dopo duecento anni di storia, la Colombia ha un presidente di sinistra.
E Gustavo Petro, nipote dell’immigrato italiano Francesco Petro, ex guerrigliero, ha fatto di tutto perché il momento fosse storico.

A cominciare dai simboli.

AL GIURAMENTO LA SPADA DI BOLÍVAR

Per il suo giuramento a Bogotà, due giorni fa, ha infatti voluto sul palco la teca che custodisce la spada di Simón Bolívar (1783-1830).
Quella spada che il rivoluzionario usò per combattere gli spagnoli in nome dell’indipendenza.
Quella spada che proprio il Movimento 19 aprile (M19), gruppo marxista della guerriglia colombiana di cui faceva parte lo stesso presidente Petro, rubò il 17 gennaio del ’74 come primo atto di rivolta e di entrata in clandestinità.
Quella spada poi restituita 17 anni dopo, quando l’M19 si era ormai trasformato nel terzo partito colombiano.
Quella spada che ha addirittura causato polemiche in Spagna, dove la sinistra di Podemos, al governo insieme al Partito Socialista del presidente Sanchez, ha contestato al re Filippo VI il fatto di non essersi alzato in piedi durante il passaggio della stessa durante la cerimonia.

Continua a leggere