Laddove Sicilia ed Oriente, terre, popoli e religioni diverse si incontrano, là troviamo Pietrangelo Buttafuoco. In libreria con ‘Il Lupo e la Luna’, il giornalista noto al grande pubblico per la conduzione di diversi programmi su La 7, ripropone stavolta in forma di romanzo temi a lui cari. Temi che venerdì scorso il pubblico di Lamezia Terme ha apprezzato in una gremita libreria Tavella grazie all’iniziativa dell’associazione Settecolori. «Difficile trovare una persona originale come lui – ci confida Fabrizio Falvo, promotore dell’iniziativa – che non fa professioni di fede sulle ragioni di una divisione, ma un lavoro di ricerca di ciò che è comune».
Rimettiamo la questione direttamente all’interessato: «dopo ‘Cabaret Voltaire’ – chiediamo – torna la dialettica tra Oriente e Occidente, cosa cambia?».
«Oriente e Occidente tornano – chiarisce Buttafuoco – ma con una particolare prospettiva: noi siamo il Mediterraneo, il luogo dove si sta realizzando il futuro. Il mondo del domani si dispiegherà intorno a quello che succede nel Mediterraneo. La situazione attuale lo dimostra, con quello che succede in Spagna, in Grecia, in Italia, nel Maghreb e nel Vicino Oriente. Il Mediterraneo è il limes tra Oriente e Occidente, che convivono nel Mediterraneo, perché tutto ciò che siamo noi si rispecchia in tutto ciò che noi pensiamo sia l’Oriente. I pregiudizi e l’ignoranza ci hanno sempre impedito di conoscere la realtà. Pensavamo che i turchi fossero esotici ed ai margini di chissà quale miseria, invece la Turchia è una delle prime potenze mondiali tanto in termini di lavoro, quanto a livello economico e finanziario. È solo l’ignoranza che ci costringe a vivere secondo certi schemi. Il Mediterraneo è l’unica realtà dove convivono, non solo Oriente e Occidente, ma anche Nord e Sud».
«Del resto, secondo René Guénon – rilanciamo – l’Oriente di oggi è nient’altro che l’Occidente di ieri».
«Per seguire la traccia di Guénon – aggiunge – è anche il luogo dove hanno trovato riparo i nostri dei quando sono dovuti fuggire dalla nostra dissoluzione e decadenza».
«Preferisce esprimersi – chiediamo in conclusione – nella forma del saggio o del romanzo come ha fatto questa volta?».
«Il romanzo lo preferisco – risponde – perché ho la necessità di arrivare ad un pubblico sempre più vasto. Certe cose sui giornali non ce le farebbero mai scrivere e soprattutto la politica estera è uno dei capitoli più sottoposti a censura. L’unico modo per raccontare liberamente è il romanzo, la creatività, la fantasia».
Emmanuel Raffaele, “Calabria Ora”, novembre 2011