Porto di Goia Tauro: cattiva informazione oppure no? Domanda lecita stando alle apparenti contraddizioni emerse intorno all’attuazione dell’Accordo di Programma Quadro “Polo logistico intermodale di Gioia Tauro”.
Lo scorso 22 giugno Gazzetta del Sud titolava: «Snodo ferroviario, dopo le illusioni Rfi investe al Nord e molla Gioia Tauro». E nel pezzo spiegava che Rete Ferroviaria Italiana avrebbe «fatto un improvvido passo indietro per il bando da 40 milioni di euro destinato alla realizzazione del gateway».
Ma, stando alla nota di Rfi, «per quanto riguarda terminal intermodale di Gioia Tauro, noto come ˮgateway”, la sua realizzazione è di esclusiva competenza è dell’Autorità Portuale».
Ovvie giustificazioni? Sembrerebbe di no. Al contrario, emergono altri punti interessanti.
Effettivamente, all’interno dell’Apq – che prevede ben 19 diversi interventi variamente finanziati tra infrastrutture, servizi e incentivi ed è stato sottoscritto il 28 settembre 2010 da Regione, Ministero dello Sviluppo economico, Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, Ministero dell’Istruzione, Consorzio per lo Sviluppo industriale della provincia di Reggio Calabria, Autorità portuale di Gioia Tauro e Rete Ferroviaria Italiana – l’ente attuatore del “Nuovo Terminal Intermodale del Porto di Gioia Tauro” risulta essere proprio l’Autorità portuale.
Costo complessivo dell’operazione 20 milioni di euro, finanziati con i fondi PON Reti per la mobilità 2007/2013.
Un costo rivisto al rialzo, anzi raddoppiato, lo scorso 9 gennaio, in fase di rimodulazione, come documentato dall’informativa relativa all’attuazione dell’Apq all’ordine del giorno nel corso della penultima (la sesta) riunione del “Comitato di Sorveglianza sullo stato di attuazione del POR FESR 2007/2013”, avvenuta il 21 febbraio 2013 [1].
Quanto a Rfi impegni di spesa per un totale di 280 milioni di euro, secondo una nota della vicepresidenza della Regione Calabria del 3 ottobre 2011 [2], 291 milioni e mezzo secondo l’informativa di cui sopra, anche qui grazie ai fondi PON.
Gli interventi che vedono impegnata la società parte del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane sono:
– “Collegamento Ferroviario Gioia Tauro – Taranto – Bari. Adeguamento linea ferroviaria tirrenica Battipaglia – Reggio Calabria: Progettazione e ricostruzione della galleria Coreca (comprese opere propedeutiche e tecnologie)”;
– “Collegamento Ferroviario Gioia Tauro – Taranto – Bari. Adeguamento linea ferroviaria tirrenica Battipaglia Reggio Calabria. Costruzione della nuova SSE (Sotto Stazione Elettrica) a Vibo Pizzo e potenziamento della SSE di Sambiase”;
– “Collegamento Ferroviario Gioia Tauro – Taranto – Bari. Adeguamento linea ferroviaria tirrenica Battipaglia Reggio Calabria ACS e PRG Stazione di Lamezia Terme”;
– “Collegamento Ferroviario Gioia Tauro – Taranto – Bari Ammodernamento infrastrutturale e tecnologico itinerario”;
– “Collegamento Ferroviario Gioia Tauro – Taranto – Bari 1 Fase potenziamento tratta Metaponto – Sibari – Bivio S. Antonello”.
Ed al riguardo Rfi riferisce in seguito alla diffusione della notizia del ˮritiroˮ da Gioia Tauro:
«tutte le attività sono in corso come previsto nell’Accordo di Programma Quadro. L’aggiudicazione dei lotti, già messi a gara, per il potenziamento dell’infrastruttura ferroviaria tra Metaponto e Bivio Sant’Antonello (linea Gioia Tauro – Taranto – Bari) è stata temporaneamente sospesa da RFI in quanto la Commissione Europea ha comunicato l’interruzione della procedura di approvazione del progetto attivata dall’Autorità di Gestione dei fondi PON, in coerenza con i regolamenti comunitari per i grandi progetti.
Alla base della decisione adottata dalla Commissione Europea vi sono, tra l’altro, le scelte di ridimensionamento del trasporto pubblico locale in Calabria e le difficoltà di avvio del potenziamento del polo logistico di Gioia Tauro.
RFI sta comunque procedendo con la progettazione dei restanti lotti del tratto di linea Metaponto – Bivio Sant’Antonello, previsti dall’Accordo di Programma Quadro, per avviarne le fasi negoziali ed è pronta a procedere con l’aggiudicazione dei lavori, non appena si avrà conferma dei finanziamenti».
Dunque, si è in attesa dell’approvazione dei relativi fondi europei relativi per quanto attiene all’ultimo intervento elencato a cui fa capo Rfi.
Invece, tornando alla realizzazione del gateway, «a fine anno [ottobre 2012, come anticipato, ndr] riferisce Banca d’Italia nel rapporto sull’economia calabrese è stato pubblicato il bando di gara per la realizzazione del gateway ferroviario, per fare di Gioia Tauro un corridoio intermodale comunitario. La realizzazione dell’infrastruttura dovrebbe essere finanziata con 20 milioni di euro provenienti dall’Unione Europea, che dovrebbero aggiungersi ad altri 20 che dovranno essere garantiti dal promotore privato».
E Gazzetta del Sud, nell’articolo citato, spiega:
«dopo una lunga fase preparativa, numerosi incontri a Roma, era arrivata la pubblicazione della gara […]. Ma la gara è andata deserta; nessun privato ha deciso di partecipare alla procedura che puntava a indicare un soggetto che doveva partecipare materialmente alla realizzazione dell’opera, gestirla e poi movimentare i container con i treni […]. In pratica quello che ha fatto Rfi in altri porti realizzando Ferport. A Gioia niente di tutto questo. La società dopo aver comunicato con lettera ufficiale all’Autorità portuale il suo ok al progetto si é trincerata dietro un silenzio inspiegabile e poi quando i termini della gara sono stati chiusi e nessuno ha depositato offerte, il tutto si é trasformato da un timore fondato a una certezza: Rfi ha abbandonato l’idea Gioia Tauro».
Mentre la vicepresidente Antonella Stasi, in una nota diffusa ieri, aggiungeva:
«la Regione Calabria convocò una serie di incontri con il ministero delle infrastrutture e Rfi, alla presenza dell’autorità portuale, per un coinvolgimento di Rete ferroviaria italiana che approvò e condivise il progetto gateway. Qualche tempo dopo arrivò una lettera ufficiale di Rfi in cui si diceva che non erano interessati alla gestione del gateway. Questo avveniva nel 2011» [3].
Dunque, una versione ben diversa, visto che il bando é stato pubblicato a fine 2012 ed é andato a vuoto per ben due volte, avendo dapprima scadenza al 21 gennaio 2013 ed, in seguito a proroga, al 21 aprile 2013. E, soprattutto, una versione che cambia il quadro delle responsabilità.
Da parte di Rfi, infatti, nessun silenzio a quanto pare, visto che – per ammissione della Stasi – sia Regione che Autorità portuale (ricordiamolo, ente attuatore del gateway) sapevano con ampio anticipo che Rfi non era interessata al bando e che la sua partecipazione all’opera non era, d’altra parte, nell’accordo, ma frutto di trattative successive sfumate da tempo per definire, tra l’altro, l’esito di una gara che, in breve, avrebbe dovuto assegnarne la realizzazione ad un promotore privato già stabilito in anticipo e con un costo aggiuntivo di 20 milioni di euro.
Non sembra irrilevante, del resto, neanche notare che Rfi, al contempo, ha anche denunciato il prolungamento dei tempi d’attesa relativi ai finanziamenti europei a causa della politica regionale in materia di trasporto pubblico locale e dello stallo generale del progetto di potenziamento del Porto di Goia Tauro.
Effettivamente, la delibera di Giunta relativa risale al 20 aprile 2009 [4] e l’Acp, che risale al settembre 2010, addirittura prevedeva – tanto per fare un esempio – al punto 4.1.5 (relativo esattamente al gateway) un tempo di 180 giorni per la progettazione preliminare, altri 180 giorni per l’affidamento della costruzione e gestione ed altri 60 per l’inizio dei lavori, che sarebbero infine durati due anni. In pratica, i lavori avrebbero dovuto partire a inizio 2012 per essere conclusi a fine anno ed, invece, siamo ancora ad una fase di appalto che ancora stenta a decollare.
E nonostante la mancata partecipazione alla gara da parte di Rfi fosse nota da oltre un anno, soltanto ora la Stasi spiega di aver chiesto chiarimenti all’amministratore delegato di Rfi e convocato appositamente l’ennesima riunione del Comitato di Sorveglianza (il settimo, il prossimo 1 luglio).
Nel frattempo, infatti, pochi sono i lavori già partiti (tra questi, almeno sulla carta, quelli in cui ente attuatore risulta Rfi), molte i bandi di gara ancora da pubblicare mentre, quanto all’avanzamento finanziario – stando all’informativa di cui sopra relativa al mese di febbraio (sembra non sia ancora disponibile quella di giugno) – siamo a «quote percentuali di avanzamento pari a circa al 33%, per quel che concerne gli impegni, e 20%, per quel che concerne la spesa».
Evidentemente – Governo, Regione ed Autorità portuale inclusi -, qui qualcuno deve spiegarci come stanno davvero le cose e confessare che, molto probabilmente, non ha colto l’importanza del progetto, a cui la stessa Banca d’Italia sembra invece dare molta rilevanza.
Del resto, a conti fatti, si tratta della potenziale apertura di un vero e proprio corridoio comunitario sul Mediterraneo e, quindi, di un’opportunità di sviluppo strategicamente fondamentale non solo per la Calabria ma per il paese intero.
[1] «L’intervento LP05 – è scritto nel testo – subisce un incremento di costo da 20.000.000,00 Euro a 40.000.000,00 Euro. E’ stata confermata la quota della copertura a valere sul PON Reti Mobilità 2007-2013 per 20.000.000,00 Euro, mentre l’incremento di 20.000.000,00 Euro è coperto con risorse del soggetto promotore privato. Il piano finanziario è stato allineato a quanto prevede il bando di gara indetto dall’Autorità Portuale di Gioia Tauro, pubblicato sul GUCE in data 18.10.2012, per l’individuazione del promotore per la progettazione, esecuzione dei lavori e la gestione del Terminal Intermodale del Porto di Gioia Tauro».
[2] http://www.regione.calabria.it/index.php?option=com_content&task=view&id=7527&Itemid=136