Non vuol dire che, nel merito, abbia per forza ragione.
Ed è indubbio che il governo non stia rispondendo alla crisi come dovrebbe.
Non vuol dire che abbia sempre torto.
Perciò non ci accontentiamo che Mentana ci dica cosa pensare.
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Ora, premesso che è davvero deprimente che il dibattito politico sia fermo ai battibecchi fine a se stessi, veniamo al punto: la replica del giornalista Enrico Mentana al governo in cui, dopo alcune precisazioni da parte del governo, è tornato sulle conferenza stampa in cui Conte ha citato Salvini e la Meloni, bacchettando di nuovo il presidente Conte per aver “attaccato” l’opposizione.
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LA CONFERENZA STAMPA NON ERA A RETI UNIFICATE
Innanzitutto, le conferenze stampa del governo sul coronavirus non sono messaggi alla nazione a reti unificate, ma dirette streaming del governo che molti telegiornali decidono liberamente di riprendere in diretta, ma che potrebbero benissimo decidere di riassumere in un montaggio successivo.
Ora, premesso che è davvero deprimente che il dibattito politico sia fermo ai battibecchi fine a se stessi, veniamo al punto: la replica del giornalista Enrico Mentana al governo in cui, dopo alcune precisazioni da parte del governo, è tornato sulle conferenza stampa in cui Conte ha citato Salvini e la Meloni, bacchettando di nuovo il presidente Conte per aver “attaccato” l’opposizione.
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LA CONFERENZA STAMPA NON ERA A RETI UNIFICATE
Innanzitutto, le conferenze stampa del governo sul coronavirus non sono messaggi alla nazione a reti unificate, ma dirette streaming del governo che molti telegiornali decidono liberamente di riprendere in diretta, ma che potrebbero benissimo decidere di riassumere in un montaggio successivo.
Il governo, insomma, non si è messo a dettare legge ai telegiornali, imponendo dirette e contenuti.
Peraltro, le opposizioni non avevano mancato di criticare Conte proprio per aver deciso di “comunicare alla nazione attraverso le dirette su Facebook”.
Quanto meno contraddittorio.
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Quanto meno contraddittorio.
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NON C’E’ STATO NESSUN “COMIZIO POLITICO”
Secondo punto: quello che è stato definito come un “comizio politico” usato per attaccare l’opposizione – con tanto di analisti amatoriali esperti di retorica pronti a spiegarci che la tecnica era stata messa finemente a punto per nascondere le difficoltà del governo e distrarci -, è stato in realtà un intervento di circa mezz’ora in cui una volta sola sono stati nominati Salvini e la Meloni (la Meloni due volte nello stesso contesto) per pochi secondi e in relazione alle comunicazioni relative al Mes. Da qui a parlare di comizio politico – o addirittura di Corea del Nord (come ha fatto la Meloni) o di regime sudamericano (come ha fatto Salvini) – c’è di mezzo un mare di propaganda dell’opposizione che, dopo la conferenza in questione, si è prodotta in altre fake news e distrazioni mediatiche sulla storia del Mes (che non era stata oggetto della conferenza), per ragioni esclusivamente personalistiche/elettorali. A trasformare la conferenza stampa in cui un comizio politico, insomma, è stata la trasfigurazione propagandistica successiva dell’opposizione.
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ECCO PERCHE’ CONTE AVEVA IL DIRITTO/DOVERE DI FARE CHIAREZZA
Chiarito che non stiamo parlando di un messaggio alla nazione a reti e unificate e che non c’è stato nessun comizio politico, è doverso ricordare che la notte in cui si è riunito l’Eurogruppo e per tutto il giorno successivo fino alla conferenza di Conte, Lega e Fdl si sono prodotti in una consapevole e grave falsificazione dell’informazione, su un tema di alto interesse nazionale. Qualcosa di molto simile al procurato allarme (che è reato). E’ stato fatto credere agli italiani che il governo avesse seduta stante attivato il Mes, cosa che avrebbe effettivamente messo potenzialmente in pericolo la Nazione e la sua sovranità. Si è parlato testualmente di “dittatura” e “alto tradimento”, solo per far riferimento ad alcune delle accuse in questione.

Non si è trattato, quindi, di quella che Mentana ha banalmente definito come una “reazione sguaiata” dell’opposizione.
Il Presidente del Consiglio, nel smentire e chiarire l’informazione in questione, aveva il diritto/dovere di identificare le fonti di questa informazione per smentirle ed è quello che si è limitato a fare.
Ciò, ovviamente, non vuol assolutamente dire che l’opposizione non può criticare il governo, come pure è stato affermato ancora dall’opposizione, o che c’è stato un attacco politico.
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Ciò, ovviamente, non vuol assolutamente dire che l’opposizione non può criticare il governo, come pure è stato affermato ancora dall’opposizione, o che c’è stato un attacco politico.
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SULLE ORIGINI DEL MES HA RAGIONE CONTE
La smentita di Conte era relativa appunto al Mes ed ecco perché il Presidente ha ovviamente spiegato che lo strumento in questione non era stato attivato e che i contenuti degli accordi riguardavano la possibilità diegli Stati membri di usarlo, con condizioni parzialmente diverse rispetto a quanto stabilito finora, in occasione della crisi attuale. Insomma, quello siglato è stato un accordo non vincolante per una eventuale modifica delle eventuali condizioni d’uso rivolta a tutti i Paesi membri.
In un inciso – un vero e proprio dettaglio sul quale si sono poi concentrate le opposizioni, evidente poco interessate alle soluzioni – ha aggiunto – in quello che può essere considerato al massimo un attacco politico indiretto – che, al momento della sua approvazione, la Meloni era ministro.
E’ stato chiamato “bugiardo” dall’opposizione, ma ha detto esattamente la verità.
Quello che ha portato al Mes, infatti, è stato un processo lungo ma continuo, iniziato proprio dal governo Berlusconi e “concluso” da Monti. Non che si voglia colpevolizzare Berlusconi piuttosto che Monti (d’altronde, non era questo l’intento di Conte) ma, per quanto complessa sia la storia del Mes, il premier non ha certo detto un’assurdita.
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La ratifica del parlamento e la firma istitutiva del trattato sono infatti avvenute sotto il governo Monti nel 2012 ma il trattato è stato prima negoziato dal ministro Tremonti sotto il governo Berlusconi. Lo stesso ministro Tremonti e poi il premier Berlusconi hanno appunto approvato la modifica ai trattati europei che consentiva e “costituzionalizzava” l’istituzione del Mes, che poi ha subito delle modifiche nel 2012 con il governo Monti ed è stato ratificato e messo in funzione nella sua versione definitiva, ma non ha mai avuto niente a che fare con gli eurobond come sostiene Tremonti ed è sempre stato fondamentalmente quello che è oggi, incluse le “rigorose condizionalità” dei prestiti concessi. Dal momento che questa semplice realtà viene negata o trasformata per ripulirsi dalle proprie responsabilità, vi forniamo qualche link relativo alle fonti ufficiali:
– qui il testo della ratifica del Senato del 12 luglio 2012, in cui viene approvato il disegno di legge di “Ratifica ed esecuzione della Decisione del Consiglio europeo 2011/199/UE che modifica l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea relativamente a un meccanismo di stabilita` per gli Stati membri la cui moneta è l’euro, fatta a Bruxelles il 25 marzo 2011” (con Tremonti e Berlusconi appunto);
– qui il testo della medesima ratifica della Camera dei Deputati;
– la modifica ai trattati decisa il 25 marzo 2011, con il governo Berlusconi a rappresentarci, è quella che consente l’istituzione del Mes e consiste nell’inserimento di questo paragrafo all’art. 136 nel Trattato sul funzionamento dell’Ue: “Gli Stati membri la cui moneta è l’euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità”. Anche questa informazione potete trovarla qui direttamente dal sito della Camera dei Deputati;
– questo link, invece, porta sul sito della Commissione europea in cui è possibile leggere (in inglese) che, a seguito del citato Consiglio europeo del 25 marzo 2011, l’11 luglio 2011 viene firmato il trattato per l’istituzione del Mes, seppur in una forma poi modificata nella versione finale;
– nella versione definitiva, il cui testo è possibile leggere a questo link, e in quella che, nel 2012 sotto Monti, possiamo considerare l’istituzione vera e propria del Mes nella forma attuale a cui si riferiscono le opposizioni, a riprova che stiamo parlando sempre dello stesso meccanismo, si fa riferimento ufficiale alle decisioni del 25 marzo 2011 “relative all’istituzione di un meccanismo europeo di stabilità”, si fa riferimento alle decisioni prese il 21 luglio 2011 relative ad una “adeguata condizionalità”, le decisioni del 20 giugno 2011 in cui ” i rappresentanti dei governi degli Stati membri dell’Unione europea hanno autorizzato le parti contraenti del presente trattato a chiedere alla Commissione europea e alla Banca centrale europea (BCE) di svolgere i compiti previsti dal presente trattato”;
– qui è possibile le conclusioni dei capi di Stato del 11 marzo 2011 per capire che, quello approvato poi nel 2012, non è assolutamente un’altra cosa rispetto alle versioni preliminari messe a punto sotto il governo Berlusconi: nel testo si fa riferimento, tra l’altro, ad un piano di privatizzazioni per la Grecia, ad un “quadro di bilancio rigoroso e stabile” per l’Irlanda, “riforme di bilancio, finanziarie e strutturali” per il Portogallo e vengono elencate le “caratteristiche essenziali del meccanismo europeo di stabilità”, che fin da allora era basato su un meccanismo di prestiti e su una “assistenza finanziaria” che “sarà soggetta a una rigorosa condizionalità nell’ambito di un programma di aggiustamento macroeconomico“, più avanti specificati come “programmi rigorosi di aggiustamento delle politiche economiche e di bilancio”; nello stesso testo si fa anche riferimento alla necessità di alzare l’età pensionabile e introdurre limiti alle possibilità di fare deficiti, come poi verrà fatto sempre dal governo Berlusconi.
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La ratifica del parlamento e la firma istitutiva del trattato sono infatti avvenute sotto il governo Monti nel 2012 ma il trattato è stato prima negoziato dal ministro Tremonti sotto il governo Berlusconi. Lo stesso ministro Tremonti e poi il premier Berlusconi hanno appunto approvato la modifica ai trattati europei che consentiva e “costituzionalizzava” l’istituzione del Mes, che poi ha subito delle modifiche nel 2012 con il governo Monti ed è stato ratificato e messo in funzione nella sua versione definitiva, ma non ha mai avuto niente a che fare con gli eurobond come sostiene Tremonti ed è sempre stato fondamentalmente quello che è oggi, incluse le “rigorose condizionalità” dei prestiti concessi. Dal momento che questa semplice realtà viene negata o trasformata per ripulirsi dalle proprie responsabilità, vi forniamo qualche link relativo alle fonti ufficiali:
– qui il testo della ratifica del Senato del 12 luglio 2012, in cui viene approvato il disegno di legge di “Ratifica ed esecuzione della Decisione del Consiglio europeo 2011/199/UE che modifica l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea relativamente a un meccanismo di stabilita` per gli Stati membri la cui moneta è l’euro, fatta a Bruxelles il 25 marzo 2011” (con Tremonti e Berlusconi appunto);
– qui il testo della medesima ratifica della Camera dei Deputati;
– la modifica ai trattati decisa il 25 marzo 2011, con il governo Berlusconi a rappresentarci, è quella che consente l’istituzione del Mes e consiste nell’inserimento di questo paragrafo all’art. 136 nel Trattato sul funzionamento dell’Ue: “Gli Stati membri la cui moneta è l’euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità”. Anche questa informazione potete trovarla qui direttamente dal sito della Camera dei Deputati;
– questo link, invece, porta sul sito della Commissione europea in cui è possibile leggere (in inglese) che, a seguito del citato Consiglio europeo del 25 marzo 2011, l’11 luglio 2011 viene firmato il trattato per l’istituzione del Mes, seppur in una forma poi modificata nella versione finale;
– nella versione definitiva, il cui testo è possibile leggere a questo link, e in quella che, nel 2012 sotto Monti, possiamo considerare l’istituzione vera e propria del Mes nella forma attuale a cui si riferiscono le opposizioni, a riprova che stiamo parlando sempre dello stesso meccanismo, si fa riferimento ufficiale alle decisioni del 25 marzo 2011 “relative all’istituzione di un meccanismo europeo di stabilità”, si fa riferimento alle decisioni prese il 21 luglio 2011 relative ad una “adeguata condizionalità”, le decisioni del 20 giugno 2011 in cui ” i rappresentanti dei governi degli Stati membri dell’Unione europea hanno autorizzato le parti contraenti del presente trattato a chiedere alla Commissione europea e alla Banca centrale europea (BCE) di svolgere i compiti previsti dal presente trattato”;
– qui è possibile le conclusioni dei capi di Stato del 11 marzo 2011 per capire che, quello approvato poi nel 2012, non è assolutamente un’altra cosa rispetto alle versioni preliminari messe a punto sotto il governo Berlusconi: nel testo si fa riferimento, tra l’altro, ad un piano di privatizzazioni per la Grecia, ad un “quadro di bilancio rigoroso e stabile” per l’Irlanda, “riforme di bilancio, finanziarie e strutturali” per il Portogallo e vengono elencate le “caratteristiche essenziali del meccanismo europeo di stabilità”, che fin da allora era basato su un meccanismo di prestiti e su una “assistenza finanziaria” che “sarà soggetta a una rigorosa condizionalità nell’ambito di un programma di aggiustamento macroeconomico“, più avanti specificati come “programmi rigorosi di aggiustamento delle politiche economiche e di bilancio”; nello stesso testo si fa anche riferimento alla necessità di alzare l’età pensionabile e introdurre limiti alle possibilità di fare deficiti, come poi verrà fatto sempre dal governo Berlusconi.
Se ora Tremonti inspiegabilmente nega quello che è semplicemente un atto sotto gli occhi di tutti, adducendo come controprova articoli di giornale in cui si dichiara favorevole agli eurobond, è solo l’ennesima prova che l’opposizione è davvero messa male, capace di qualunque bugia pur di fare propaganda.
Il Mes è stato negoziato ed approvato dal governo Berlusconi, di cui faceva parte sia la Lega sia la Meloni. Salvini e Meloni, che non sono stati accusati di responsabilità dirette sul Mes, erano però certamente politica parte della maggioranza che ha firmato quel trattato.
E quella maggioranza non è caduta per il “tradimento” del governo sul Mes. La Meloni ha continuato tranquillamente a fare il ministro in quello stesso governo per poi votare anche la fiducia al governo Monti (che portò il Mes alla sua versione definitiva, votata anche dal Pdl, allora partito della Meloni) e il partito di Salvini indovinate chi ha candidato al Senato nel 2013? Proprio Tremonti, colui che aveva negoziato e firmato per la creazione del Mes. Nel frattempo, per non farsi mancare nulla, il governo Berlusconi si fa approvare dal parlamento, Lega inclusa, anche il pareggio di bilancio in Costituzione, cedendo proprio ai diktat dell’Europa contri i quali oggi si scagliano.
Anche li, nessuno urlò al tradimento. Ad opporsi ci fu, tra gli altri, il Movimento 5 Stelle.
Anche li, nessuno urlò al tradimento. Ad opporsi ci fu, tra gli altri, il Movimento 5 Stelle.
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MES: ANCORA NON L’ABBIAMO SCAMPATA
MES: ANCORA NON L’ABBIAMO SCAMPATA
Veniamo al futuro prossimo. Conte ha assicurato che non ha intenzione di attivare il Mes. In questo momento, con le pressioni del Pd per usarlo, davvero non è il caso di mettere la mano sul fuoco, tanto meno su Conte. Il pericolo, però, potrebbe aumentare proprio se questo governo verrà sfiduciato, con l’entrata in campo di un governo di “unità nazionale” per superare la crisi, che potrebbe riuscire a racimolare i numeri necessari far approvare il Mes.
Ecco perché è più che mai il caso che l’opposizione metta da parte le polemiche inutili e si concentri sulle soluzioni. Il governo ne ha davvero, davvero, bisogno.
Emmanuel Raffaele Maraziti”