Crotone, smantellata cosca della ‘ndrangheta: le mani sul business immigrazione

‘Ndrangheta, migranti, uomini di Chiesa e fondi Ue. Queste le parole chiave – alcune delle quali ricorrenti nelle cronache degli ultimi mesi – della maxi-operazione con la quale ben cinquecento agenti, sotto la guida della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e del procuratore capo Nicola Gratteri, hanno arrestato 68 persone appartenenti alla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone.

La compagine criminale, tra le altre attività, lucrava soprattutto grazie al business dei migranti e, nella fattispecie, alla gestione del centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto, uno dei più grandi d’Europa con i suoi cinque ettari di superficie ed i mille e cinquecento migranti ospitati. Nell’operazione la cosca sarebbe stata praticamente smantellata ma, quello che è interessante scoprire, è che tra i fermati, colpevoli secondo l’accusa di favorirne gli affari, ci sono anche Leonardo Sacco, presidente della sezione calabrese e lucana e già vice-presidente nazionale dell’organizzazione cattolica “Fraternità di Misericordia” che gestisce il centro, ed il parroco don Edoardo Scordio: anch’essi sono accusati di associazione mafiosa, reati finanziari e malversazione.

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La massoneria dietro l’espansione della ‘ndrangheta al nord: parola di Gran Maestro

La ‘ndrangheta avrebbe usato e continuerebbe ad usare la massoneria per espandersi, anche e soprattutto facendo da ponte al nord. Questo il sospetto della Commissione parlamentare antimafia guidata dal Rosy Bindi, che ieri ha ascoltato le dichiarazioni dell‘ex Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Giuliano Di Bernardo e dell’avvocato Amerigo Minnicelli, già maestro venerabile della Loggia Luigi Minnicelli di Rossano, a proposito della anomala crescita di iscritti nella regione dal ’95 ad oggi, dai 600/700 iscritti nei primi anni Novanta agli oltre 2600 oggi. “Non si giustifica una crescita in questi termini in alcun modo. Tutto ciò avviene per esercitare un controllo sulla organizzazione”, ha affermato Minnicelli, uscito dall’organizzazione, insieme a Di Bernardo, a suo dire proprio in seguito alle preoccupazioni dovute a questo fenomeno, venute fuori soprattutto con l’arresto, nel 2011, di Domenico Macrì, imprenditore 65enne già Gran Cerimoniere e Grande Ufficiale del Grande Oriente, presidente del Lions Club di Città di Castello nei primi anni Novanta, che avrebbe fatto da tramite tra i clan vibonesi e le banche del nord per operazioni di riciclaggio.

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