Ritorno in Calabria e ritorno nella sua città natale Catanzaro per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri Antonio Catricalà, che avrà trovato senz’altro calorosa l’accoglienza riservatagli dal sindaco del capoluogo di Regione Sergio Abramo, dal presidente della Provincia Wanda Ferro e dal presidente della Regione Giuseppe Scopelliti. «Qui ho passato la mia infanzia felice», ha esordito Catricalà, che ha parlato di «rinnovato splendore» della città ed ha concluso il suo discorso con un incoraggiante «viva l’Europa, viva l’Italia, viva il Mezzogiorno d’Italia». Inversione di tendenza, questa la parola d’ordine lanciata dal sottosegretario, che ha avuto modo anche di parlare di spending review; «non tagliamo i servizi, ma i surplus di spesa. Se riusciamo a realizzare il bottino di quattro miliardi e duecento milioni di euro entro l’anno non avremo la necessità di aumentare di due punti l’Iva per raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio». Temi caldi, dunque, come la riforma del lavoro, su cui ha avuto modo di chiarire il suo punto di vista proprio a Calabria Ora, com’era pressoché d’obbligo in una giornata dedicata ai giovani ed al loro futuro, viste le criticità della questione, che probabilmente si avvertono nel Mezzogiorno più che altrove.
La giornata di oggi è dedicata ai giovani ed ai loro progetti lavorativi, un tema che stride con la riforma approvata, che facilita la flessibilità in uscita e, di fatto, i licenziamenti, non crede?
La riforma del lavoro è stato un disegno di legge molto elaborato, studiato con attenzione ed ovviamente approvato in una situazione di emergenza ma comunque con ampi consensi. Si è trattato di un provvedimento molto atteso anche dall’Europa, tanto che lo stesso Barroso (presidente della Commissione europea, ndr) ha spiegato che, avendo approvato quest’ultimo disegno di legge – che tra l’altro faceva già parte di un nostro progetto -, siamo andati in Europa con tutte le carte in regola e proprio questo ha facilitato il negoziato che ci ha visti uscire in una posizione favorevole in quella notte fatidica a Bruxelles.
Di certo, però, il nuovo contratto ‘tipo’ per l’ingresso nel mondo del lavoro sarà un contratto di apprendistato, quasi si voglia ‘togliere’ ai lavoratori per ‘dare’ solo agli imprenditori…
Non mi sembra che si voglia dare né togliere a nessuno. Mi sembra, piuttosto, che si voglia regolamentare al meglio un mercato che era regolamentato da norme non più accettate a livello internazionale e quindi garantire all’Italia una modernizzazione che era necessario portare avanti.
Ma contestualmente è stato abolito, tra l’altro, il reintegro ‘automatico’ dopo il licenziamento…
In realtà neanche prima era automatico, dal momento che era comunque necessaria una valutazione da parte del giudice.
Proprio il titolare del Dicastero del Lavoro, Elsa Fornero, ha dichiarato che il lavoro non è un diritto, è d’accordo?
Non faccio mai dichiarazioni sulle dichiarazioni altrui.
Emmanuel Raffaele, “Calabria Ora”, giugno 2012