Immaginate di andare a ballare in un’allegra sera d’estate, arrivare nel locale prescelto e ritrovarvi la Boldrini a fare da dj. Ecco, la playlist proposta a bar e locali dall’Istituto Basco per le Donne fa sembrare questo incubo una realtà sempre più vicina.
Nessuna imposizione per il momento ma, per capire il livello di “tolleranza” della lista di riproduzione consigliata (disponibile su Spotify), basti pensare che è stato necessario andare a ripescare testi come “Respect” di Aretha Franklin e “I will survive” di Gloria Gaynor pur di impedire ai locali di proporre hit in voga quest’estate come la famosissima (e, per carità, criticabile) “Despacito” di Luis Fonsi, ritenuta evidentemente troppo “machista”. In effetti, basta poco, ormai, per essere tacciati di maschilismo e, soprattutto – come ha dimostrato la vicenda dell’ingegnere licenziato da Google -, l’accusa non fa più ridere nessuno: la questione si è fatta seria e, come minimo, ormai si rischia il posto di lavoro. La tolleranza sembra stia per terminare e iniziative come queste, accompagnate da dichiarazioni che dipingono testi dopotutto innocui – magari volgarmente o ridicolmente maschilisti o semplicemente un po’ spinti – come incitamenti alla “violenza sulle donne” sono un campanello d’allarme che va preso seriamente: se nessuno se ne fosse reso conto, la censura è già iniziata e non fa alzare il tiro. Del resto, le leggi che già limitano la libertà di pensiero non sembrano trovare molti oppositori tra gli strenui difensori della democrazia, altroché fascismo liberticida. Il regime oggi al potere, infatti, impone direttive di costume ben precise, politicamente corrette magari, ma pur sempre imposte.
Ecco il fine ultimo di iniziative dal sapore boldriniano come quelle di Emakunde (nome basco dell’istituto), organismo con personalità giuridica propria emanazione del governo autonomo basco, nato per progettare e coordinare politiche finalizzate a “sensibilizzare la società a raggiungere l’uguaglianza reale ed effettiva tra uomini e donne”. E che, in occasione dell’estate, all’interno del progetto “Beldur Barik” (“Senza paura”), ha appunto dato vita alla playlist composta da canzoni “libere dalla violenza sessista”, con l’obiettivo di dare alle donne “consapevolezza di ciò che ascoltano”, come ha spiegato il segretario generale Zuriñe Elordi. Il pericolo, secondo Elordi, è che le donne ballando “interiorizzino inconsapevolmente il messaggio di canzoni in cui si degrada la donna”, senza riflettere sul fatto che alcuni testi “non favoriscono le relazioni egualitarie e, al contrario, propongono l’idea di una donna-oggetto”.
Emmanuel Raffaele
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