Negoziatore serbo arrestato dai reparti speciali kosovari. Vucic: “terroristi”

Lunedì scorso, a Nord Mitrovica, i reparti speciali della polizia kosovara hanno arrestato Marko Djuric, alto funzionario serbo, direttore dell’Ufficio per il Kosovo. Capo negoziatore della Serbia proprio nell’ambito del dialogo con il Kosovo (Stato solo parzialmente riconosciuto dalla comunità internazionale, dopo al dichiarazione di indipendenza dalla Serbia nel 2008), Djuric si trovava in quella che il governo di Belgrado considera una provincia autonoma proprio per discutere del dialogo tra i due Paesi.

Secondo una fonte del governo serbo, citata dal quotidiano inglese “The Guardian”, “la cosa stupida è che i funzionari dell’Unione Europea sapevano cosa stava preparando Pristina e non hanno fatto niente per fermarla“. Arrestato, portato davanti a un giudice a Pristina in una camionetta della polizia e poi scortato fuori dal territorio, secondo il governo kosovaro – come ha spiegato una nota dell’ambasciata, nonché il presidente Hashum Thaçi – Djuric avrebbe provocatoriamente mancato di rispettare gli accordi che regolano l’accesso di alti funzionari “a grave violazione non solo della sovranità e dell’integrità territoriale della Repubblica del Kosovo, ma anche dell’accordo di Bruxelles”. Secondo Thaçi, dunque, “la polizia del Kosovo ha agito in conformità con le sue competenze, con professionalità e in difesa della legge e dell’ordine in Kosovo”. In ogni caso, l’Unione Europea, in seguito all’episodio che rischia di rialzare la tensione nell’area, non ha preso una posizione netta.

Armati di fucili e a volto coperto, i soldati dei reparti d’assalto del Kosovo, hanno prima sparato granate stordenti per disperdere i civili serbi che contestavano l’azione. Nonostante la dichiarazione d’indipendenza, infatti, nel nord del Kosovo l’etnia serba rimane prevalente e contraria all’indipendenza e nel resto del Paese, non è raro che le minoranze serbe siano vittime di angherie e discriminazioni.

Secondo il “giornale comunista online” Contropiano , che fornisce diversi dettagli sull’accaduto, si è trattato di “terrorismo di stato“. “Membri delle Forze Speciali kosovare albanesi (ROSU), addestrati e armati dalla KFOR e dalla NATO nella base “Adem Jashari” in Kosovo e nelle basi USA dello Iowa – sottolinea Contropiano – in un operazione militare che ha coinvolto circa 200 agenti, in assetto antisommossa e armati di tutto punto, hanno preso d’assalto, intorno alle 17.30 del 26 marzo, con granate assordanti e gas lacrimogeni, la sala a Kosovska Mitrovica, dove si teneva una tavola rotonda sul Kosovo e Metohija”. Secondo la testata di sinistra, che riporta anche la cifra di 32 persone ferite, i soldati “appena entrati nella sala hanno obbligato i serbi a sedersi per terra col capo chino e le braccia alzate, minacciandoli e colpendoli con il calcio dei fucili automatici. I poliziotti, urlando frasi oltraggiose, hanno poi spaccato e rovesciato tutto ciò che incontravano, senza che alcuno facesse resistenza, distruggendo anche le attrezzature delle tv serbe presenti nel locale, terrorizzando i presenti”.

“Entrando nella sala – prosegue Contropiano – hanno sparato, poi hanno buttato tutti in terra e hanno ordinato ai presenti di non muoversi, continuando a tenerli sotto tiro. Il coordinatore dei sindaci del Kosovo del nord, Goran Rakic, è stato colpito con i mitra, così come Zeljko Jovic, vice direttore dell’Ufficio per il Kosovo e Metohija, Nenad Rikalo, esponente istituzionale serbo kosovaro, Zoran Todic sindaco di Leposavic, Ivan Milojevic, direttore dell’Ufficio per gli affari comunitari e Nebojsa Milanovic, direttore del l’Ufficio degli Lavori di Leposavic e anche alcuni giornalisti sono stati malmenati. Durante tutta l’operazione terroristica della ROSU, i funzionari della KFOR e dell’EULEX erano in piedi a seguire gli avvenimenti come documentato dalle fotografie, ma non hanno fatto un solo gesto o invito per fermare o per proteggere le persone inermi”.

Anche se ufficialmente la strada del dialogo non è ancora chiusa, il presidente serbo Aleksandar Vucic ha dichiarato che la violenza non resterà impunita davanti alla legge. Nel frattempo, manifestazioni e blocchi stradali si sono verificati soprattutto a nord, in quella parte di Kosovo dove molti invocano il sostegno dell’esercito serbo. Il partito della minoranza serba, che finora faceva parte del governo di coalizione, ha intanto annunciato l’uscita dalla maggioranza e, sempre a nord, si profila la nascita di un’unione dei comuni serbi del Kosovo, osteggiata energicamente dal Kosovo ma difesa dalla premier serba Ana Brnabic.

Anche in questo caso, nella “partita” locale hanno un grosso peso – più che i deboli tentativi dell’Ue – il sostegno che oppone ancora una volta Usa e Russia, uno degli Stati che – insieme a Spagna, Slovacchia, ecc. – si rifiuta di riconoscere l’indipendenza del Kosovo. L’agenzia russa Sputnik parla anche di una possibile entrata della Serbia nell’alleanza militare russa (Csto) nata in risposta alla Nato. Proprio Putin, del resto, è stato subito protagonista di un colloquio telefonico con Vucic, dopo gli avvenimenti dei giorni scorsi. Con una maggioranza nettamente mussulmana, il Kosovo, intanto, sembra essere una vera e propria base per l’integralismo islamico e per le cellule dell’Isis a due passi dal cuore dell’Europa.

Emmanuel Raffaele Maraziti

Rispondi

Effettua il login con uno di questi metodi per inviare il tuo commento:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.