“La Casa Gucci” sembra una soap opera

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L’altro giorno ho visto “House of Gucci”.

Sono sempre curioso di vedere come vengono rappresentati gli italiani da parte del cinema straniero. Quasi sempre, infatti, il risultato è un’accozzaglia di stereotipi.

E, anche se non ho nulla contro gli stereotipi, è importante saper contestualizzare, usare il giusto registro e sapere di cosa si parla quando si tratta del caso concreto.
Se parli di Gucci, soldi, potere e di un delitto, ad esempio, non mi aspetto una rappresentazione macchiettistica.

Nel nuovo film di Ridley Scott, che si concentra sull’avvento di Patrizia Reggiani nella casa di moda Gucci, tutti i personaggi sembrano un po’ una macchietta, cinematograficamente parlando.
Ora, non so se questo ha qualcosa a che fare con la rappresentazione e la concezione dell’italianità negli Usa, ma resta il fatto che diversi elementi rendono artificiali recitazione e plot, facendo sembrare il film più una soap opera che un capolavoro del cinema.

RAPPRESENTAZIONE STEREOTIPATA

Partiamo da alcuni indizi.
Abbiamo lo snob conservatore solitario (Rodolfo Gucci), il puttaniere furbacchione ed evasore (Aldo Gucci) ed il secchione mezzo rincoglionito che si fa prendere in giro e comandare a bacchetta dalla moglie (Maurizio Gucci, che peraltro poi all’improvviso cambia personalità senza alcun nesso con quanto precedentemente rappresentato).
Tutti e tre i personaggi sono rappresentati in forma eccessivamente stereotipata, a prescindere dagli elementi reali che hanno ispirato la descrizione.
E paradossalmente solo il personaggio della Reggiani, recitato da Lady Gaga, sembra un po’ andare oltre, tanto che il Financial Times ha scritto: “non si capisce dove finisce l’arrivismo e inizia l’ingenuità”.

Ma non è tanto questo, né il fatto che un basso e robusto Al Pacino – come ha osservato la famiglia Gucci – reciti la parte dell’alto e magro Aldo Gucci.
Sembra tutto un po’ posticcio, i personaggi non hanno profondità.

IL PERSONAGGIO DI PAOLO GUCCI E’ LA “PROVA DEL DELITTO”: TRA ASSURDO E RIDICOLO

E quando già detto sarebbe quasi perdonabile se non ci fosse del dolo evidente. E ne abbiamo le prove quando ci troviamo di fronte l’insopportabile personaggio di Paolo Gucci, rappresentato come un ritardato da operetta, con un modo di parlare ridicolo che va oltre la macchietta, da Jared Leto.
La rappresentazione di Paolo Gucci è la prova che non è un errore, è tutto fatto apposta.

UN ACCENTO ITALO-AMERICANO POSTICCIO E FUORI LUOGO

E tutto ciò, senza parlare dell’accento.
Se volete godervi almeno un po’ il film, non guardate la versione originale in inglese.
Non si sa per quale motivo, infatti, gli attori credono di fare cosa buona e giusta – e, come ha ammesso Lady Gaga, hanno addirittura studiato dei mesi per questo – storpiando il loro accento per parlare in inglese con l’accento italiano.
Non si capisce perché parlare un inglese posticcio dovrebbe renderci orgogliosi.
Non c’è nessun codice cinematografico che possa giustificare una tale idiozia: se volessi recitare la parte di un personaggio di un italiano che parla inglese, avrei ragione a riprodurne l’accento; se volessi recitare la parte di un inglese che parla italiano, avrei ragione a parlare un italiano imperfetto o con accento inglese.
Ma nel momento in cui gli attori recitano nella propria lingua anche quando rappresentano personaggi che parlano un altro lingua, non c’è alcuna ragione per imitarne l’accento, perché appunto non sto parlando la sua lingua per davvero.

Insomma, “House of Gucci” probabilmente non arriva alla sufficienza: la trama avrebbe meritato molto di più dal regista.

Emmanuel Raffaele Maraziti

Una risposta a "“La Casa Gucci” sembra una soap opera"

  1. wwayne 4 dicembre 2021 / 13:30

    Rieccomi! Jared Leto ha spaccato in Suicide Squad: l’hai visto?

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