Due interviste uscite nello stesso giorno, lo scorso 22 giugno, una ad Alberto Forchielli su “La Stampa”, l’altra a Richard Gnodde su “Milano Finanza” e che, vista la caratura “istituzionale” dei personaggi, confermano due cose importanti: l’Europa è destinata al declino; questo declino è imputabile alla grande finanza che dirige (male) il gioco. Ecco perché forse vale la pena fare qualche riflessione su ciò che è venuto fuori.
Forchielli, «57 anni, già dirigente Iri, presidente di Finmeccanica Asia a Singapore, consigliere della Banca mondiale a Washington, poi distaccato nei Balcani per ristrutturarli», nell’intervista condotta da Francesco Rigatelli, in merito al dominio della finanza sulla politica spiega: «Semplice: un paese debitore è in mano ai creditori e perde capacità di manovra». E poi, incalzato dalla domanda su “chi comanda”, aggiunge: «Dieci-venti fondi che si parlano tra New York e Londra».
In breve, il debito pubblico italiano e in genere la questione dei debiti sovrani in Europa è stata strumentalizzata dalla finanza londinese e americana, che ora detta legge avendo il “coltello dalla parte del manico”.
Affermazioni in parte già sentite, ma che acquistano rilievo in relazione alla fonte certamente autorevole.
Una fonte che chiude l’intervista con una frase sicuramente non buttata lì a caso: il futuro dell’Italia e dell’Europa? «Un lento e inesorabile declino verso l’irrilevanza politica e economica».
Nel medesimo giorno, come dicevamo – per ironia malevola della sorte e quasi a complemento dell’intervista appena citata – era in Italia ed a pagina 11 di “MF” Richard Gnodde, «uno dei cinque più importanti manager a livello globale di Goldman Sachs». Intervistato sull’Europa da Francesco Ninfole col tono di chi chiede lumi a chi comanda davvero, Ninfole esordisce domandando la benedizione sulle riforme da compiere per il governo Letta. Ovvia la risposta: «sono importanti quelle già avviate da Monti sul lavoro, ma anche quelle per rendere più semplice la crescita delle imprese e per ridurre la burocrazia».
Insomma, l’agenda Monti è l’agenda di Goldman Sachs. Guarda un po’.
E guarda un po’ cosa suggerisce il buon Gnodde all’Europa per uscire dalla crisi: «è necessario ricapitalizzare le banche, come è stato fatto negli Usa».
Cosa che, in un modo o nell’altro, con gli spiccioli rimasti, ha provato a fare in qualche modo con Monte Paschi di Siena proprio Mario Monti, nonostante gli scandali che travolgevano la storica banca senese. Del resto, Gnodde sull’Italia aggiunge: «non credo sia necessaria una soluzione di sistema, come la bad bank, quanto piuttosto un’analisi di casi specifici».
Quanto all’austerità, tutto come nei piani di Goldman Sachs: «era necessario rimettere in ordine i conti pubblici, ma il recente rilassamento dei vincoli di bilancio è positivo».
Dunque, il terrore mediatico sul debito era necessario, ora si può andare oltre. Ed anche Basilea 3 può andar bene: «le banche che si dimostreranno solide ed efficienti potranno continuare ad avere rendimenti notevoli».
Peccato che questo gioco diretto dalla grande finanza esclusivamente nei propri interessi sul genere “rana e scorpione”, come anticipava Forchielli, ha una sola via d’uscita: « Un lento e inesorabile declino verso l’irrilevanza politica e economica». E, come al solito, non c’è bisogno di astrusi complottismi laddove la realtà è sotto gli occhi di tutti.