Secondo il “Corriere”, al Victoria and Albert Museum di Londra è in corso una mostra che “esalta il genio italiano”. “Botticelli re-inventato a Londra” è, infatti, il titolo completo del pezzo firmato da Stefano Bucci che racconta l’esposizione in corso da marzo e destinata a chiudersi il prossimo 3 luglio, dal titolo “Botticelli Reimagined”. Di tutt’altro avviso, invece, il quotidiano “The Indipendent” che, in una delle sue ultime edizioni cartacee prima dello storico e obbligato passaggio alla versione unicamente online, quella del 7 marzo scorso, ha dedicato ben due pagine intere all’iniziativa curata, tra gli altri, da Ana Debenedetti, Mark Evans e Stefan Weppelmann. Di tono ben diverso, però, l’apertura: “KILLING BOTTICELLI”, infatti, il titolo che campeggiava a piena pagina e caratteri maiuscoli, ad anticipare una recensione che è un’autentica bocciatura dell’evento, nonché un’interessantissima prospettiva ed analisi del pittore fiorentino.
Nulla di esaltante, né di entusiasmante, infatti, secondo Boyd Tonkin, autore del pezzo, nel vedere Botticelli in versione ‘kitsch’ su abiti firmati Dolce & Gabbana, la sua “Venere” impersonata da una Ursula Andress senza veli, Sean Connery che fa capolino sulla tela, allusioni soft-porn che non lasciano dell’artista italiano nient’altro che l’apparenza, trasformandolo così in un marchio, strumentalizzato, privato dei contenuti in maniera non dissimile dalla riduzione oleografica di Che Guevara stampata in serie che fa a pugni con la sua lotta contro il capitalismo. Tanto più che, spiega il cronista, la visita inizia con le opere più recenti, le peggiori secondo Tonkin: “la pura bruttezza della compiaciuta vendetta di questa sala sulla bellezza del Rinascimento nuoce allo sguardo e intorpidisce la mente”.
“Variazioni sperimentali”, per usare le parole dell’Indipendent, che rubano l’anima a Botticelli e, concentrandosi sulla tecnica, gli tolgono l’aspetto “metafisico” essenziale nella sua pittura. Niente contro Warhol, chiarisce Tonkin, ma “i discendenti ‘kitsch’ dell’artista, con le loro manipolazioni hi-tech di un’icona, tornano indietro di cinque secoli per sconsacrare il santuario di Botticelli”. Compresa la sua musa, Simonetta Vespucci. Più che reinterpretazione o tributo, uno sfregio secondo il quotidiano britannico fondato nel 1986.
“Il più volgare mucchio di spazzatura e scorie di sempre”, sancisce impietosamente il giornalista che, piuttosto, invita a visitare la Courtauld Gallery, presso la Somerset House, per ammirare le opere esposte fino al 15 maggio sul tema “Botticelli and Treasures from the Hamilton Collection”.
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