“Fino all’agosto scorso costava 600 euro a tonnellata. Oggi il prezzo di vendita dello zucchero è crollato a 350 euro“. E così, con la caduta delle quote imposte dall’Ue e la liberalizzazione del mercato, Germania e Francia hanno puntato al monopolio del mercato europeo, aumentando – come spiega il Sole 24 ore – del 20% le superfici agricole bieticole. Ventuno milioni le tonnellate di zucchero prodotto in Europa, diciassette il fabbisogno stimato: cifre che dipingono plasticamente un eccesso di produzione che porta inevitabilmente ad una competizione al ribasso.
E così la Cooperativa produttori bieticoli di Minerbio, ultimo produttore di zucchero italiano, denuncia il “dumping” della concorrenza e l’assenza di tutele da parte del nostro governo. “A questo prezzo non possiamo resistere a lungo“, spiega il presidente Claudio Gallerani. E a rischio ci sono ben cinquecento dipendenti impiegati tra la provincia di Bologna e quella di Padova (a parte i circa 7mila produttori della coop), che producono 300mila tonnellate all’anno per un valore sul mercato di oltre 200 milioni di euro. Quelle 300mila tonnellate, spiega il Corriere, rappresentano meno del 20% del fabbisogno nazionale: è d’obbligo, dunque, trovare un modo per non sacrificare alle leggi del liberismo l’ennesima produzione italiana, dopo la scomparsa di 16 zuccherifici su 19 nell’arco di 10 anni. Di quelli sopravvissuti, uno è già destinato ad un cambio di produzione (si dedicherà alle bioplastiche), gli altri due sono proprio quelli della Coprob, in seguito all’acquisizione di Eridania da parte dei francesi, che hanno spostato la produzione al di là delle Alpi.
Secondo “Gli occhi della guerra“, la crisi dello zucchero è “colpa di Francia e Germania“, che per monopolizzare i mercati hanno investito sulle eccedenze. Ma la colpa primaria è senz’altro di una politica poco attenta agli interessi nazionali, che ha permesso il declino dell’intera filiera, con i campi di barbabietole passati da 233mila ettari a 36mila. Gallerani, inoltre, sottolinea: “Parliamo tutti di prodotto 100% made in Italy, ma che dire a proposito dell’80% dei prodotti agro-industriali che hanno tra gli ingredienti zucchero non italiano?“. Trump è stato criticato per i dazi imposti a protezione dell’industria americana, qui lasciamo morire la nostra produzione in nome del liberismo. Ecco perché la proposta di Coprob è, perciò, un patto di filiera con l’industria alimentare e la grande distribuzione, con l’obiettivo di portare il prezzo a 480 euro.
Di certo l’unica proposta strutturale dovrebbe farla un governo consapevole che il mercato non può imporre al nostro Paese di rinunciare a produrre limitandosi a consumare e offrire servizi.
Emmanuel Raffaele Maraziti