Ad Alicante il presepe più grande del mondo

Alicante ospita il presepe più grande del mondo

Istallato nella piazza centrale di Alicante già da martedì scorso, il presepe – che risulta al momento essere il più alto del mondo – sarà ufficialmente visitabile a partire da oggi e fino al prossimo 6 gennaio.

Con i suoi 18 metri, la scultura che rappresenta San Giuseppe raggiunge praticamente l’altezza di un edificio di quattro piani, fronteggiando maestosa la sede del Comune di Alicante, a due passi dalla vicina spiaggia del “Postiguet”.
Anche la Vergine Maria però non scherza: con i suoi 10,5 metri, infatti, raggiunge comunque una dimensione doppia rispetto al presepe messicano che attualmente detiene il record ufficiale (poco più di cinque metri per i genitori del Messia dei cristiani).
Poco più di tre metri, invece, per rappresentare Gesù appena nato.

L’opera, che pesa una tonnellata, è stata realizzata – dopo aver vinto un concorso pubblico – dall’artista alicantino José Manuel García Esquiva detto “Pachi”, che ha spiegato di essersi ispirato al modernismo alicantino di inizio XX secolo.

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Accordo record sugli aiuti militari: il regalo di Obama a Israele prima dell’addio

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Il più imponente programma di aiuti militari mai concesso dagli Stati Uniti, ecco uno degli ultimi atti del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, prima delle prossime elezioni che vedranno sfidarsi la candidata democratica Hillary Clinton contro il repubblicano (osteggiato da molti all’interno del suo stesso schieramento) Donald Trump. Un accordo giunto dopo lunghissime trattative, raggiunto dal presidente statunitense e dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nonostante la reciproca apparente diffidenza, che ha portato a diversi incidenti diplomatici negli ultimi anni, a cominciare dagli accordi Usa-Iran sul nucleare, poco graditi a Israele.

Un accordo che, nonostante la cifra record, non soddisfa pienamente le richieste del paese mediorientale, che chiedeva ben 45 miliardi di dollari ma ne ha ricevuti invece 38 (34 miliardi in euro) e non potrà più avvalersi della clausola per spendere un quarto degli aiuti economici in armamenti di fabbricazione israeliana, ciò che aveva in passato consentito un grosso vantaggio anche dal punto di vista economico: i prodotti dovranno essere rigorosamente di produzione statunitense. Il programma di aiuti siglato poche ore fa andrà a coprire il periodo che va dal 2019 al 2028, dal momento che gli accordi per 30 miliardi siglati da George W. Bush – considerato vicinissimo a Israele ma, a quanto pare, meno generoso quanto ad aiuti militari rispetto al Nobel per la pace Obama – scadranno proprio nel 2018.

Secondo “Le Figaro”, il piano, utile a mantenere la superiorità militare di Israele nell’area mediorientale, sarebbe stato raggiunto ora proprio in vista delle elezioni, col timore di doversi trovare poi a trattare con un Donald Trump che ha annunciato di voler rivedere alcuni programmi di assistenza giudicati non convenienti, pur senza chiamarne in causa nessuno in particolare.

Emmanuel Raffaele, 15 set 2016