Halloween: “è razzista vestire tua figlia come Moana”. Colpevole anche Elsa di Frozen: “simbolo del potere bianco”

La pagina Facebook del blog supera i 18mila like, quelli che la seguono sono quasi 19mila ed il suo fine dichiarato sarebbe quello di “aiutare genitori ed insegnanti che provano a parlare di razza ai più piccoli”, al fine di prepararli a lavorare per la “giustizia razziale”. Così, a poche ore da Halloween, un post di raceconscious.org, pubblicato lo scorso 5 settembre, è stato ampiamente ripreso da numerosi giornali online anglofoni, come il Daily Mail, il Sun e il Mirror, anche a seguito di alcune precisazioni giunte in seguito. Secondo questo post, infatti, in occasione della festa delle “streghe”, in cui ormai si è soliti (anche in Italia) vestire i bambini con ogni sorta di travestimento, dovreste fare molta attenzione a vestire le vostre figlie di razza caucasica come la polinesiana principessa disenyana Moana: probabilmente è segno che siete razzisti. Un’assurdità forse incomprensibile in Italia che, però, è necessario contestualizzare all’interno di una paranoia razziale che oltre-oceano è ormai all’ordine del giorno (l’intera serie Netflix “Dear White People” era basata su una festa universitaria considerata razzista perché il tema era black-face).

Nel pezzo in questione, infatti, Sachi Feris – “una donna bianca, ebrea, di origini russe, polacche, libanesi, siriane e cubane” (come si auto-definisce), insegnante in una scuola elementare di Brooklyn – spiega: “[mia figlia] mi ha detto di volersi vestire da “Elsa” di “Frozen” quest’anno e da “Moana” [di “Oceania”, ndr] l’anno prossimo. Io ho avuto qualche riserva su entrambi i costumi scelti, sul concetto di appropriazione culturale ed il privilegio/potere che porta con sé l’esser bianchi, e circa l’esser bianco ed i canoni di bellezza”.

“Moana”, avrebbe spiegato l’insegnante a sua figlia, “si basa sulla storia vera di un gruppo di persone, se vogliamo vestirci come una persona vera, dobbiamo essere sicuri di farlo con rispetto. Altrimenti, è come se ci prendessimo gioco della cultura di qualcun’altro“. Allo stesso modo, avrebbe manifestato alla figlia i suoi dubbi riguardo il costume da “Elsa”: “Mi sembra che, dal momento che Elsa è una principessa bianca, e che vediamo così tante principesse bianche, il suo personaggio mandi il messaggio che tu devi essere in un certo modo per essere “bellissima” o essere una “principessa”, che tu devi avere la pelle bianca, capelli lunghi e biondi e occhi blu. E non mi piace il messaggio. Tu sei bianca, come Elsa, ma se ti vestissi come Moana, che ha le pelle scura, non cambieresti mai il colore della tua pelle. E non sono sicura che mi piaccia l’idea che tu possa invece cambiare il colore dei capelli per vestirti da Elsa – perché penso che il personaggio di Elsa potrebbe anche essere basso e con i capelli castani come te”.

E così, dopo ripetute cervellotiche problematizzazioni della questione da parte della madre, seriamente alle ricerca su internet di un modo per far vestire la figlia come Moana o Elsa senza offendere nessuno, ipotizzando di assoldare artisti polinesiani o di modificarne i costumi o il colore dei capelli, la figlia ha infine ceduto: niente Moana, nel 2018 si vestirà da Topolino. Una figlia evidentemente più svelta della madre. Nel frattempo, tre giorni fa, sul blog è apparso un post che ha tentato di fissare alcuni punti sulla questione, considerando l’enorme dibattito scatenato. In questo post viene specificato che, “ovviamente”, se vesti tua figlia da Moana sei razzista solo se sei bianco, in quanto razzialmente privilegiato. Ecco perché i bianchi dovrebbero far molta attenzione a non rafforzare questa “cultura razzista” ad Halloween e, anzi, considerare Halloween come “un’opportunità per parlare con i vostri figli di razza, potere e privilegi”.

Emmanuel Raffaele

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