Momenti di tensione e panico, ieri, nel centro di Londra, dove un allarme attentato – poi rivelatosi falso – ha causato sedici feriti. Teatro dell’episodio la stazione della metropolitana di Oxford Circus, gremita in un venerdì pomeriggio dedicato più che mai allo shopping, a causa degli sconti del “Black Friday“. In seguito ad un evento ancora non chiarito, infatti, si è rapidamente diffusa la voce di una sparatoria e la gente ha cominciato a darsi alla fuga. Una situazione che ha interessato tutta la zona circostante, tanto che il numero d’emergenza è stato preso d’assalto e la polizia è giunta in forze sul posto in pochi minuti, preparata ad affrontare quello che avrebbe potuto essere l’ennesimo attentato nella capitale britannica. La rete di trasporti aveva così comunicato la chiusura della stazione, i passeggeri sono stati evacuati, la gente è stata invitata a rimanere al chiuso e lontana dall’area interessata, i video girati mostrano persone in fuga e polizia armata ovunque nelle strade. Sul posto, però, la polizia non ha poi trovato niente che potesse giustificare l’allarme e tutto è tornato alla normalità in poche ore.
“Adesso so che è stato un falso allarme, ma i sentimenti, le paure e il terrore che ho provato erano reali“, racconta Sebina, siciliana di 36anni, che qualche anno ormai vive a Londra. Dalle sue parole traspare appieno la sensazione di panico che, per l’ennesima volta, ieri pomeriggio hanno vissuto in tanti da quando il terrorismo islamico ha fatto sentire la sua presenza in Europa con maggiore continuità. E, se col senno di poi a molti potrebbe risultare tutto incomprensibile, le parole di Sebina chiariscono quanto possa essere relativa la percezione del pericolo in quei momenti e come l’irrazionalità inevitabilmente (e forse giustamente) prevalga. Ecco, di seguito, il suo racconto.
Dove ti trovavi quando è esploso il panico? Eri in stazione anche tu?
No, io mi trovavo al secondo piano di “Zara”, nei pressi di Oxford Circus. Ero lì, come tanti, a fare acquisti.
Cosa hai visto o sentito? Chi ha lanciato l’allarme?
All’improvviso ho visto dei ragazzi venire di corsa su dalle scale mobili. Ci gridavano di scappare. Li sentivo dire: “Go out! Go out!”.
E a quel punto tu cosa hai fatto? E che hanno fatto le persone intorno a te?
Sono rimasta paralizzata per qualche secondo, pensavo che da un momento all’altro un uomo armato avrebbe potuto spuntare proprio di fronte a me. E così mi sono messa a correre con tutti gli altri. La gente fuggiva da ogni lato, sembravamo mosche impazzite, inconsapevoli. Alcuni si nascondevano dietro gli scaffali o tra i vestiti. Io senza voltarmi e senza pensare, spingendo e travolta dalla calca a mia volta, mi sono scaraventata sulle scale di sicurezza che portavano al retro e una volta fuori ho continuato a correre. Nessuno sapeva cosa fare. Io, ad un certo punto, ho deciso di nascondermi dentro un garage, in un angolo buio, fra scale di ferro e cassonetti, mi sono coperta con un sacco di plastica che ho trovato lì e sono rimasta là per circa una mezz’ora, tendendo l’orecchio per cercare di capire cosa stesse succedendo nel frattempo.
Come ti sei accorta che era tutto finito?
In realtà, non sapevo se fosse tutto finito. Non sapevo neanche cosa fosse iniziato. Origliavo, sentivo che per strada non si sentivano spari o urla e poi un uomo della sicurezza mi ha detto che potevo uscire, che era tutto ok, ma ero spaventata. Inoltre, la gente continuava a correre e correva in diverse direzioni. Se avessi dovuto ipotizzare qualcosa, sembrava che fossimo circondati, perché se gli spari fossero stati provenienti da una sola direzione, anche la gente avrebbe corso in una sola direzione. Insomma, non sapevo se avrei corso verso il pericolo oppure no. Poi, tra le strade chiuse, ho vagato a piedi, un po’ scombussolata. E’ stato terribile. Per quanto mi riguarda, ho pensato che avrei potuto morire.
Emmanuel Raffaele Maraziti