Marcello Veneziani: “Facebook mi ha censurato, pericolosa dittatura del politicamente corretto”

Oggi, a Como, un centrosinistra frustrato e più retorico che mai, si è riunito contro il pericolo fascista. Pericolo che, proprio nella città lombarda, sarebbe rappresentato dalla lettura di un volatino da parte del Veneto Fronte Skinheads. Proprio contro questo allarmismo a dir poco squilibrato si era schierato il giornalista Marcello Veneziani, in un articolo su “Il Tempo” titolato: “Il pericolo farsista” che vale davvero la pena di leggere. Ebbene, a pochi giorni di distanza da quell’articolo, Veneziani denuncia: “l’articolo è stato censurato da Facebook e cassato dalla pagina perché ‘Non adatto‘”. Ripreso dalla pagina ufficiale dedicata al noto giornalista e scrittore, il pezzo – riferisce il social media manager della stessa – sarebbe così stato oscurato per i suoi contenuti evidentemente poco graditi. Un caso non certo isolato, soprattutto considerando il fatto che seguono alla chiusura coatta delle pagine social di alcuni siti tra cui Direttanews (testata giornalistica registrata), colpevole non di aver divulgato fake-news, ma di una “retorica” giudicata troppo poco di sinistra a quanto pare. Ecco perché, tornando al caso che lo ha interessato direttamente, Veneziani parla esplicitamente di “censura ideologica“.

“Non bastava la manipolazione e la falsificazione mediatica in grande stile di tg e giornali, l’omertà e il silenzio su fatti del passato e del presente, le leggi liberticide approvate o in via d’approvazione nel parlamento, l’identificazione tra opinioni e reati, la via giudiziaria al conformismo. Ora, ci si mette anche Facebook e il meraviglioso mondo dei social”, scriveva ieri nel suo articolo. Di fatto, nel mondo del web, una censura sui social, principale canale di diffusione delle notizie, equivale ad un duro colpo alla libertà di pensiero e di informazione. Tanto più che proprio ai vertici della piattaforma si era rivolta proprio la presidente della Camera Laura Boldrini, nel frattempo paladina di una campagna contro le “fake news” addirittura nelle scuole, mirata ai bambini.

Facendo riferimento all’ “aria di intolleranza, di censure e di sdegno a senso unico che si respira ormai da qualche tempo in Italia“, l’ex commentatore Rai ricordava, peraltro, le tante volte in cui, proprio a lui ed altri autori, era stato impedito di parlare in pubblico “sottolineando come queste ultime irruzioni siano passate inosservate e non stigmatizzate”. La censura di oggi, dunque, pur provando a nascondersi “dietro l’impermeabile degli algoritmi”, rappresenta di fatto “la dittatura del politically correct“. “È davvero pericoloso“, osserva opportunamente, “che la censura si accanisca indistintamente su chi offende, insulta, falsifica la realtà e chi esprime idee e opinioni difformi dal conformismo imperante. È un precedente pericoloso, anzi un ennesimo segnale di quella riduzione di libertà che prende spunto dalle fake news per fare carne da porco di tutto ciò che risulta sgradito e difforme al Potere”. Oggi a me, domani a te. Nel silenzio colpevole della politica. Perché non si tratta, infatti, di essere d’accordo o meno con gli skinheads di Como, con Direttanews o chiunque altro: si tratta di difendere la libertà di tutti. “A uno a uno, come sempre succede nei sistemi di Polizia Culturale (vera traduzione del politically correct), si procederà per mutilazioni, intimidazioni, eliminazioni successive”, aggiunge Venezia, esortando: “Non abituiamoci, e tantomeno rassegnamoci”.

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