Ultras contro il governo: momenti caldi ma nessuna “guerriglia”

Le intenzioni erano delle migliori: una manifestazione pacifica e apartitica contro il governo e la sua gestione della crisi, con un lockdown a cui non hanno corrisposto – secondo gli organizzatori – adeguate tutele per la popolazione e, soprattutto, per le fasce più esposte.
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Così, quasi un migliaio di persone – almeno il doppio secondo gli organizzatori – sono arrivate a Roma da tutta Italia, in risposta ad una iniziativa partita dagli ultras bresciani. Ma “Ragazzi d’Italia”, la firma della protesta, non era certo nata con l’idea di un raduno ultras – come molti giornali sembravano aver capito, chiedendo pareri addirittura alla nota sostenitrice laziale suor Paola – e, al contrario, l’intenzione era quella di coinvolgere anche la popolazione, da cui l’assenza di vessilli e bandiere.

Del resto all’appello, veicolato comunque attraverso i canali delle organizzazioni da stadio e della destra radicale, hanno aderito – superando storiche rivalità – diverse sigle del tifo italiano, ma altre – come gli ultras dell’Atalanta – si sono dissociate, scegliendo di evitare di entrare nel campo della politica.
E, di fatto, alla manifestazione, hanno partecipato attivamente anche esponenti di spicco di Forza Nuova, tra i quali il leader romano Giuliano Castellino, che pure ha sottolineato di essere lì a titolo personale.
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Di certo, però, Castellino era ed è stato il protagonista più discusso della giornata, sommersa infine dal clamore mediatico suscitato da un brutto episodio che ha coinvolto proprio l’esponente di Fn.
I manifestanti dovevano ancora raggiungere il palco allestito nel bel mezzo della piazza, infatti, quando Simone Carabella – conosciuto a Roma per la sua militanza politica in diverse sigle di destra e nella Lega, nonché esponente della Curva Sud della Roma -, circondato dai giornalisti al suo arrivo, stava rilasciando alcune dichiarazioni e spiegando le ragioni dei manifestanti, sottolineando che la protesta si sarebbe mantenuta “pacifica e nel recinto della legalità”.
Proprio in quel momento, Castellino insieme ad altri organizzatori, si è avvicinato a Carabella, intimandogli di porre fine all’intervista e comunicandogli di “non essere autorizzato a parlare a nome dei Ragazzi d’Italia”.
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L’indicazione interna, infatti, era quella di riservare solo ai responsabili dell’organizzazione la possibilità di farsi intervistare, per evitare strumentalizzazioni, nella consapevolezza di avere senza dubbio gran parte della stampa contro.
Già nei giorni precedenti, in effetti, i giornali avevano fatto scattare l’allarme, invocando come di consueto il fantasma dell’estrema destra, delle curve in piazza e delle tensioni, dando dell’iniziativa una lettura chiaramente pregiudiziale, impostata più sulla potenziale pericolosità della manifestazione, che sui contenuti, nonostante la questura non avesse ravvisato particolari pericoli e deciso di consentirne lo svolgimento.
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L’episodio in questione, poi, ha fatto il resto: all’arrivo di Castellino, infatti, Carabella è stato allontanato dai microfoni e pare sia partito anche un ceffone, al che gli animi si sono surriscaldati ed è partito un diverbio interno, sfociato poi in una tensione con i giornalisti, che un gruppo di manifestanti ha tentato bruscamente di allontanare. Per qualche minuto, sono volate bottiglie, bastoni e fumogeni, contro i giornalisti e polizia, che è così intervenuta con poco più di una decina di arresti. Ma è stato poi lo stesso Castellino ha tentare di placare gli animi, contribuendo a far ritirare il gruppo per portarlo in piazza, sotto il palco, dal quale intanto partiva l’ammonizione: “così fate il loro gioco, non siamo qui per questo”.
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Dopo di che, il minuto di silenzio per le vittime del covid-19 e la richiesta di dimissioni al governo Conte: “vogliamo finalmente un governo eletto. Non vogliamo soldi in regalo ma che ci sia corrispondenza tra la responsabilità di chiudere e quella di andarci incontro. Siamo persone sane che non si arrendono, per una manifestazione senza colore politico che ha tante proposte e richieste, tra cui quella di una classe politica che ci rappresenti”.
Ma il clima della manifestazione e il resoconto dei giornali, ormai, era stato pesantemente compromesso dall’episodio raccontato, tanto che a metà pomeriggio la piazza si era già svuotata e che anche in fase conclusiva si è verificato qualche attimo di tensione con le forze dell’ordine.
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Quel che è necessario sottolineare, però, è che ieri, a Roma, non c’è stata nessuna guerriglia, come hanno invece prontamente titolato la maggior parte delle testate, in cerca del titolo sensazionalista. C’è stato qualche minuto di tensione, circoscritto, che non è sfociato in veri e propri scontri con la polizia, ma si è limitato a qualche scaramuccia e lancio di oggetti. Epidosi che nelle grandi delle manifestazioni, purtroppo, si verificano molto spesso ma sono puntualmente raccontati in maniera diversa in base alle background politico degli organizzatori. Ed è forse proprio questo sensazionalismo “a targhe alterne”, troppo poco imparziale e troppo condizionata da ideologie e pregiudizi, la ragione di una certa chiusura rispetto ai media, poi culminata in una reazione confusa e rabbiosa – nulla di cui si possa fare apologia, ovviamente.
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Ma è singolare che, proprio in questi giorni, politici e giornali abbiano continuamente fatto leva sulle norme per il distanziamento sociale per delegittimare le manifestazioni di destra e centrodestra, mentre allo stesso tempo elogiavano quelle pur affollate e sregolate della sinistra.
Così come abbiamo visto esponenti di spicco, come Beppe Sala e Laura Boldrini, condannare il razzismo in Usa senza dire una parola contro le violenze (figuriamoci a proposito del distanziamento) dei manifestanti, invocando addirittura una risposta non repressiva agli espisodi più gravi.
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Mentre condanniamo l’episodio di ieri e traiamo le conclusioni politiche che ci pare sulla manifestazione in questione, possiamo anche spiegare ai giornalisti che un po’ di imparzialità aiuta ad evitare di esser considerati “terroristi mediatici”?
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Emmanuel Raffaele Maraziti
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QUI LA DIRETTA VIDEO DI “LOCAL TEAM”:

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