In Germania i piloti stanno bloccando i rimpatri: 222 casi secondo il governo

Secondo “Infomigrans“, il sito creato da un network di agenzie stampa a livello internazionale (tra cui l’Ansa), “in Germania i piloti stanno bloccando le deportazioni programmate dei richiedenti asilo a cui è stata rigettata l’istanza. Al tempo stesso, i rifugiati stanno facendo appello contro il rigetto con numeri record – e stanno vincendo”.

Secondo i dati del governo, sarebbero stati bloccati 222 voli: secondo la stampa i piloti non vorrebbero esser coinvolti in una questione ritenuta controversa coinvolgendo anche persone venute dall’Afghanistan. Ben 85 di queste azioni di protesta verrebbero proprio dalla compagnia di bandiera, la Lufthansa e la controllata Eurowings. Circa 40 casi si sono verificati all’aeroporto di Dusseldorf ma la maggior parte, 140, hanno avuto luogo a Francoforte. Continua a leggere

Londra, “riapre” ex Casa del Fascio, ieri inaugurazione a Charing Cross

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“Ambizione aggressiva” ed iniziative “strumentali”: questa secondo Alfio Bernabei, membro dell’Anpi ed organizzatore della mostra “Mussolini’s folly: farce and tragedy in Little Italy”, la valenza dell’acquisto, nel 1936, della Casa del Fascio di Londra niente meno che al numero 4 di Charing Cross Road, pieno centro della capitale inglese, a due passi da Trafalgar Square.

6Autore del documentario “Dangerous characters” per Channel 4 e del libro “Esuli ed emigrati italiani nel Regno Unito 1920-1940”, Bernabei inquadra così la decisione dell’allora ambasciatore italiano Dino Grandi di procedere, grazie alla raccolta fondi fatta dalla comunità italiana in Inghilterra, al trasferimento del Fascio di Londra (il “fascio primogenito all’estero”, nato nel 1921, un anno prima della Marcia su Roma), che era già stato ospitato in Great Russel Street e poi in Greek Street, negli oltre mille metri quadrati di Charing Cross, evento esaltato da L’Italia Nostra, “Organo ufficiale dei Fasci Italiani nelle Isole Britanniche” nel numero del 27 novembre 1936.

“Si trattava di iniziative necessarie ad annettere la comunità italiana”, commenta Bernabei, che però ammette: “gli italiani emigrati si sentivano ora più rispettati dagli inglesi” ed erano tutti intenti ad attuare gli indirizzi del regime fascista che li invitava a “non genuflettersi più, rappresentando il nuovo senso di dignità italiana, persino per chi era un semplice cameriere”.

Presente all’inaugurazione della mostra fotografica, che proseguirà fino al 15 dicembre, anche Giulia Romani, console presso il Consolato Generale d’Italia a Londra, e Simone Rossi, presidente della sezione londinese dell’ Anpi.

12Tesa a tramandare “la memoria” dei tragici eventi della seconda guerra mondiale nelle intenzioni degli organizzatori ed ospitata da quella che attualmente è una libreria strutturalmente ancora identica all’edificio dell’epoca, l’interessante esposizione racconta e nasconde però molto altro. E per capirlo è utile leggere alcuni passi di un emigrante italiano, Callisto Cavalli di Lugagnano Inferiore di Monchio, che nel suo libricino “Ricordi di un emigrante”, ripreso da Huges Colin nel suo “Lime, lemon & salsaparilla – The italian community in South Wales 1881-1945”, scrive: “Molti anni prima che io mi iscrivessi, il fascismo aveva preso piede a Londra e molti miei connazionali che ci risiedevano, tra cui la gente migliore della comunità, si erano iscritti al partito”. E ancora: “Prima del fascismo, tutti i governi italiani si erano curati ben poco – per non dire affatto – delle migliaia di persone emigrate: adesso le cose erano cambiate. Il governo fascista aiutò veramente i connazionali all’estero e per quanto fu possibile, ne favorì il benessere. Grazie al governo fascista, decine di scuole serali avevano aperto solo a Londra, per i figli degli emigrati che erano nati a Londra e che così potevano imparare la nostra lingua madre” (molte scuole vennero aperte in tutto il regno, compreso ad esempio il Galles, grazie al patrocinio del Consolato italiano di Cardiff). “Gli italiani di Londra”, conclude l’emigrante, “fascisti o non fascisti, non avevano mai mostrato tanto entusiasmo per la madrepatria come a quel tempo”.

3Riflessioni sulle quali è inevitabile soffermarsi, come sull’intero contesto in cui si verificarono gli eventi. Fa pensare, effettivamente, come, in seguito alle sanzioni della comunità internazionale contro l’Italia per l’attacco in Etiopia, anche gli italiani all’estero vollero contribuire fattivamente alla raccolta di beni a favore della madrepatria, come dimostra il numero de “L’Italia nostra” del 17 gennaio 1936: ben 18.480 sterline raccolte tra gli italiani di tutto il Regno Unito in oro e denaro contante.

Così come è necessario riflettere su quella frase, favorire il benessere degli italiani all’estero, che significò l’organizzazione da parte del governo fascista, non solo di corsi di lingua, ma anche di viaggi per gli italiani, di strutture sindacali ed assistenziali, di eventi sportivi, di iniziative culturali.
Numerose sedi con funzioni analoghe, infatti, aprirono in tutto il Regno Unito: a Cardiff, Bristol, Glasgow, Belfast, Greenhock, Edinburgo, Swansea, ecc. e tutte con le medesime finalità. Famoso è, il 5 giugno del 1939, il concerto del tenore di fama internazionale Beniamino Gigli presso la Casa del Fascio londinese, che si esibì davanti ad oltre 500 persone insieme a Maria Caniglia, in occasione della visita per la stagione d’opera al Covent Garden e l’incisione di un disco.

7Così come potrebbe colpire il fatto che a presiedere il fascio londinese vi sia stato anche Guglielmo Marconi, inventore del telegrafo, che in una famosa frase del resto dichiara: “Rivendico l’onore di essere stato in radiotelegrafia il primo fascista, il primo a riconoscere l’utilità di riunire in fascio i raggi elettrici, come Mussolini ha riconosciuto per primo in campo politico la necessità di riunire in fascio le energie sane del Paese per la maggiore grandezza d’Italia”.

Due ristoranti, una grande sala per gli eventi, la redazione del giornale “L’Italia nostra”, la sede dei “Giovani Italiani all’Estero” ed anche del Fascio Femminile di Londra (a dispetto di chi parla di esclusione delle donne dalla vita pubblica sotto il fascismo) erano stati adibiti in Charing Cross.

Un grande sforzo teso naturalmente anche a propagandare l’idea fascista in Gran Bretagna, il che attirò le attenzioni degli 007 inglesi senza evidentemente allarmare più di tanto, tenuto conto delle parole di apprezzamento per il regime persino da parte di Churchill che, prima del conflitto, in visita a Roma, affermò che, se fosse stato italiano, sarebbe stato certamente fascista.

11La sede, d’altronde, terminò la sua missione soltanto con la dichiarazione di guerra italiana, in seguito alla quale venne sequestrata e migliaia di civili italiani vennero internati senza alcuna colpa e deportati nelle ex colonie inglesi d’oltremare, nonostante molti avessero avuto addirittura figli o parenti nell’esercito inglese. Anche su Wikipedia è possibile “scoprire” che: “I paesi di entrambi gli schieramenti applicarono l’internamento di cittadini originari dei paesi nemici”. E così, anche nella democraticissima Inghilterra, i diritti civili e politici dei civili italiani vennero negati e le proprietà di molti vennero addirittura confiscate. Del resto, non si registra risarcimento alcuno per il sequestro della sede di cui sopra, acquistata con soldi italiani, né è mai ricomparsa la statua di Giulio Cesare presente al suo interno. L’Italia, in verità, attende anche scuse ufficiali in seguito al ben più triste evento dell’affondamento dell’ Arandora Star, nave salpata da Liverpool con a bordo oltre 1500 internati da deportare tra i 16 ed i 75 anni, tra cui appena 85 prigionieri di guerra e, dunque, quasi per intero, stracolma di civili di nazionalità nemiche che, per mancanza di spazio, 5dormivano sui pavimenti. Ed è anche a causa del sovraccarico ed un numero insufficiente di scialuppe, che in seguito al siluramento della nave da parte tedesca (che aveva scambiato la nave per un carico di armi), morirono oltre 800 persone tra cui ben 446 italiani.

Pezzi di una storia sicuramente da riscrivere, come dimostra puntualmente ogni involontario approfondimento dei tanti aspetti del secondo conflitto mondiale e delle sue cause.