Non dimenticheremo chi ha sostenuto Draghi

In carica dal 13 febbraio 2021, il governo Draghi è stato, insieme al secondo governo Conte, l’espressione più antidemocratica ed autoritaria della storia repubblicana.

Nati entrambi nel corso di una legislatura iniziata con l’accordo Lega-M5S, a seguito di un voto popolare che chiedeva a gran voce l’archiviazione del centrodestra e del centrosinistra, il secondo governo Conte ed il governo Draghi hanno rappresentato uno dei più gravi voltafaccia della politica italiana nei confronti degli elettori.

Non ci si è però limitati a tradire il mandato popolare e dar vita, con l’ultimo governo, ad una maggioranza in stile regime con l’opposizione ridotta ad un solo gruppo parlamentare.

In nome di un’emergenza sanitaria sapientemente manipolata dalla stampa, si è arrivati addirittura al superamento della democrazia e della libertà, con la complicità di una propaganda martellante contro ogni protesta dentro e fuori il Parlamento.

Ecco perché noi non dimentichiamo che Giuseppe Conte per primo si è travestito da monarca per ordinarci quando andare a pisciare il cane, quando fare la spesa, quando uscire di casa.

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Tutto questo ha un nome: oligarchia

Nel nostro post precedente, sottolineavamo quanto fosse poco interessante la crisi di governo, essendo di fatto un golpe di palazzo.
Il livello di partecipazione politica, del resto, non dipende solo da fattori culturali astratti: quelli ne sono la conseguenza.
Il livello di partecipazione dipende, piuttosto, dall’effettivo coinvolgimento popolare che un sistema (decisionale) prevede.

UN MODELLO POLITICO POST-DEMOCRATICO E POST-LIBERALE

Quello che si sta affermando con la scusa dell’anti-sovranismo è, infatti, un modello post-liberale e post-democratico. Ed è curioso che gli stessi presunti sovranisti non lo abbiano chiaro.
E che, addirittura, la destra radicale sia rimasta ideologicamente alla lotta contro liberalismo e democrazia, che lo stesso sistema oligopolistico globale sta combattendo per arrivare al dominio puro del capitale.

LA SCELTA DEL GOVERNO SEMPRE PIU’ A PORTE CHIUSE

In questo nuovo modello, che ovviamente ha le sue radici nel precedente, le questioni di governo sono equiparabili alle questioni dinastiche.
Come in una monarchia o in una aristocrazia (o meglio, appunto, oligarchia), eredità e successioni sono cose che non ci riguardano.

Non ci coinvolgono e, quindi, non siamo coinvolti.

Di base, c’era la necessità di mettere a guardia del “tesoretto” di fondi/prestiti europei un uomo di fiducia, un garante, delle banche e della Unione Europea. E così, un altro garante di quegli interessi appunto oligarchici, Matteo Renzi, si è mosso per sostituire Giuseppe Conte quando era il momento.Dopo aver fatto fuori Salvini, quando era il momento.
Quando hai forti sponsor internazionali, la tua potenza mediatica non è per forza proporzionale ai voti.

Il progetto Draghi presidente circolava da tempo sulla stampa e tra le fila dei partiti. A dimostrazione che i governi li fanno a loro piacimento e indipendentemente dal voto.

L’Italia è una “democrazia” parlamentare e il presidente del Consiglio è scelto dal Parlamento e non direttamente dal popolo. Tecnicamente, quindi, è tutto “normale”.
Politicamente, democraticamente, no.
La democrazia, infatti, non è perfetta e tanto meno le leggi e le costituzioni: si possono e si devono cambiare quando c’è qualcosa che non va.

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