
Tre giorni fa, Luca Donadel – blogger famoso per aver portato alla ribalta il tema dei ‘taxi del mare’ con le sue inchieste – ha pubblicato un video sul suo canale YouTube che ha fatto arrabbiare non poco Gianluigi Paragone, fondatore del nuovo partito “Italexit“.
Il blogger, che vanta anche collaborazioni con Mediaset, nel video esprimeva un sentimento di sfiducia diffusa al riguardo dei partiti sovranisti e della politica in generale: “Salvini era no-euro, i Cinque Stelle erano no-euro: ma nessun partito mainstream alla fine mantiene questa linea politica” – una frase che, peraltro, smentisce in partenza le maliziose illazioni (e meme) che hanno fatto allusione ad un Donadel interessato ad evitare un deflusso di voti dalla Lega.
Ma ciò che ha provocato la reazione scomposta di Paragone è stata l’inchiesta di Donadel sul nuovo dominio italexit.it, in merito al quale ha scoperto alcune stranezze che Paragone, nel suo video di ‘risposta’ (“Vi dico io la vera storia di italexit.it“), non ha potuto in realtà far altro che ammettere: “quello che avete sentito nel video [di Donadel, ndr] è tutto vero”.
DATI PERSONALI E DOMINIO ITALEXIT GESTITI DA CASA EDITRICE IMMIGRAZIONISTA
Innanzitutto, la gestione dei dati personali (documenti di identità inclusi) dei sostentori raccolti sul sito web del nuovo partito vengono gestiti da una società, In Movimento srl che, nota Donadel, appartiene a Gianluigi Paragone e Gianluca Luciano, editore del portale stranieriinitalia.it nonché “esperto di immigrazione” (qui alcuni suoi contributi, tra i quali un articolo per la cittadinanza ai figli degli immigrati), secondo una definizione usata proprio in un articolo presente sul portale da lui pubblicato. Una stranezza – dal momento che il partito di Paragone si dice contrario all’immigrazione di massa – che il senatore ex grillino sminuisce senza però spiegare.
Ma non è tutto. Donadel fa notare che lo stesso dominio italexit.it è registrato a nome di un’altra società, la New European Media ltd, casa editrice inglese che, sul suo portale, spiega di focalizzare la sua attenzione sulle pubblicazioni a supporto di migranti e rifugiati. Ed è infatti questa società che, in Italia, pubblica proprio stranieri.it e fa riferimento allo stesso Gianluca Luciano come fondatore ed “attivista per i diritti dei migranti”. Seconda stranezza.
PARAGONE CONFERMA: “TUTTO VERO, SONO UN NINJA”
Paragone, come abbiamo anticipato, non ha potuto che confermare tutto, giustificandosi: “italexit.it non era nella mia disponibilità, avevamo capito ci avrebbero chiesto tanti soldi, avrei fatto qualsiasi cosa perché mi serviva come il pane, così ho fatto la cosa piu piratesca possibile: farlo comprare da un broker non riconducibile a me, un broker che serve una società di editoria inglese”.

Nervoso, sfottente e a tratti imbarazzante ha proseguito: “avrei fatto qualsiasi cosa per avere questo dominio, senza il quale non avremmo potuto lanciare il partito e saremmo rimasti al palo”. Per poi liquidare Donadel – e chi aveva espresso dubbi in seguito al video – con uno sguaiato gesto dell’ombrello ed un duro attacco: “abbiamo usato tattiche molto guerriere, molto ninja e, se qualcuno si è fatto venire il mal di pancia, si attacchi. Facciamo bene a bannarvi. Ne abbiamo bannati tanti? Pazienza, non vi riprenderemo!“.
Ora, lasciamo stare il fatto che, come notava Donadel, anche il dominio relativo al suo sito personale ilparagone.it risulta registrato dalla stessa società In Movimento srl, amministrato dalla stessa società inglese (anche qui aveva bisogno di un editore-broker?!) e che tra i contatti amministrativi del dominio risulti Federica Gaida, direttrice di stranieriinitalia.it.
IL “METODO PARAGONE” E’ MANDARE A QUEL PAESI CHI CHIEDE SPIEGAZIONI?
Quel che ci preoccupa, piuttosto, è il ‘metodo Paragone’ per come ci è stato mostrato: fai una inchiesta seria, poni delle domande legittime, da cittadino e da potenziale elettore, e per tutta risposta vieni attaccato, accusato di essere un malpancista, mandato a quel Paese per aver detto cose vere, senza contare che tantissimi lamentano di essere stati bannati da Paragone per aver postato il video o fatto domande in merito.
Insomma, qui siamo oltre la censura dei dissidenti: i seguaci di Paragone da ieri devono sapere che, se mai avranno domande da fare, dovranno tenersele per sé o aspettarsi di essere bannati o ‘fatti fuori’.
Paragone è convinto di non dover spiegazioni a nessuno, neanche ai suoi elettori.
Una linea confermata anche da uno dei fondatori più in vista, Thomas Fazi – autore del libro “Sovranità o Barbarie” che abbiamo recensito – intercettato sui social mentre, a chi lamentava del trattamento ricevuto, rispondeva: “abbiamo bisogno di gente che non perda la testa ogni volta che qualcuno nella sua cameretta fa delle illazioni in un video”. Nel frattempo Luca Donadel, in tre giorni, dalla sua cameretta ha fatto quasi 70mila visualizzazioni e le sue ‘illazioni’ sono state tutte confermate da Paragone con un ridicolo video in cui si traveste da pirata ninja rivoluzionario.
Ora, se pur le stranezze non dovessero nascondere niente di male (nonostante la difesa di Paragone faccia acqua da tutte le parti), il nuovo partito ha però senz’altro mostrato già di adottare volentieri la tattica sovietico-grillina che tende a far passare per matti squilibrati che non meritano risposta i dissidenti, i dubbiosi o semplicemente tutti quelli che educatamente fanno domane al ‘lider maximo’. Il che, in ogni caso, non promette niente di buono.
Emmanuel Raffaele Maraziti
Il secondo video di Luca Donadel in cui risponde punto per punto alla presunta difesa di Gianluigi Paragone:
Una risposta a "Un Paragone sguaiato ammette: “Nel video di Donadel tutto vero”"