La notizia di un trentenne americano, morto dopo un covid party e pentitosi poco prima di morire, ha fatto letteralmente il giro del mondo, ripresa più e più volte letteralmente dalle principali testate occidentali.
Peccato che nessuno sappia chi sia questo trentenne, quando sia morto, quando sia stato questo party e chi ci fosse.
E sapete perché nessuno lo sa?
Perché la notizia non è una notizia, ma una voce di corridoio non verificata.
UNA FAKE NEWS CHE HA FATTO IL GIRO DEL MONDO
Tutto nasce da una video intervista, in cui questo medico parla del covid-19 e tira fuori, come esempio, la storia che le ha raccontato una infermiera.
Questa voce di corridoio diventa titolo, questo titolo diventa notizia, questa notizia fa il giro del mondo.
Tutto tramite gli affidabili professionisti dell’informazione, che non si sono fatti scrupoli a trasformare una generica voce di corridoio in una storia.
Probabilmente unico a verificarne la veridicità è stato invece il New York Times, che ha si riportato la storia ma anche fatto notare che alla notizia – diffusa dalla dottoressa Appleby senza circostanziare i fatti né dettagliarli, probabilmente senza neanche la pretesa di dare una notizia, riportando semplicemente una storia raccontata da una infermiera – non è seguita alcuna conferma da parte dell’ospedale.
D’altra parte, sempre il quotidiano statunitense sottolineava che anche dei famosi covid party non c’è finora traccia, a parte gli articoli sui giornali privi di fonte.
Insomma, se la notizia ci dice poco sul coronavirus, è certo che ci dice molto sulla scarsa affidabilità dei grandi media.