Censura social, Forza Nuova si difende e invoca l’articolo 21

A febbraio il giudice del Tribunale di Roma Silvia Albano ha respinto il ricorso presentato da Forza Nuova contro Facebook sulla cancellazione dalla piattaforma degli account ufficiali del movimento. Ci siamo occupati della questione, anche in relazione ad un altro episodio simile: la censura ai danni del movimento CasaPound, che ha però vinto al momento il ricorso contro Facebook.
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Al riguardo, osserviamo innanzitutto che influisce negativamente il vuoto legislativo esistente nel valutare il ruolo che ricopre (soprattutto) Facebook in relazione alla circolazione e veicolazione dell’informazione online. In mancanza di questo, vige ovviamente la libertà di contratto tra le parti.
Fermo restando questo: qualunque contratto siglato tra le parti non può contenere disposizioni in contrasto con la Costituzione e con la legge. E qualunque recesso unilaterale non può essere arbitrario. Detto questo, la discussione è aperta quindi nel merito delle decisioni prese e sulla base dei fatti contestati.
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Sul piano politico, invece, è essenziale notare che ciascuno è libero di apprezzare o disprezzare l’operato di una organizzazione, ma è necessario che si rimanga nell’ambito del diritto e non si abusi del potere per censurare un movimento finché la magistratura stabilisce che la sua attività rimane nei limiti della legge.

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Referendum costituzionale: bene la vittoria del “No” ma risparmiateci la retorica sui poteri forti

Secondo Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, è “la vittoria del popolo contro i poteri forti di tre quarti del mondo”. Secondo l’inglese “The Independent” il “No” alla riforma costituzionale Renzi-Boschi rappresenta quello che per gli Usa, il Regno Unito ed il mondo hanno significato, rispettivamente, l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti e la Brexit. Mera propaganda in entrambi i casi. Detto questo, premettiamo i dati ad ogni commento: al quesito referendario per la “ratifica popolare” della riforma del governo il 59,6% dei votanti ha tracciato una “X” sul “No” mentre soltanto il 40,4% ha votato “Si”, mandando all’aria i piani del premier e segretario del Pd Matteo Renzi. Quanto all’affluenza, ha votato ben il 68,44% degli elettori.

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