Spagna, la retorica dell’ispanità come strumento di soft power della destra

[ARTICOLO PUBBLICATO SULLA RIVISTA “LA FIONDA“]

Pochi giorni fa, evidenziavo le ragioni dello straordinario appoggio della comunità latina nei confronti di Trump alle ultime elezioni Usa. E facevo notare che, anche in Spagna, la sempre più numerosa comunità latina dimostra una certa simpatia per la destra, sull’onda di un sentimento antisocialista ed “antiwoke” in gran parte condiviso.

In questo caso, però, c’è un altro elemento che vale la pena approfondire eche favorisce la destra: si tratta dell’Ispanità, celebrata proprio lo scorso 12 ottobre, in occasione della festa nazionale spagnola che ricorre nell’anniversario del primo sbarco in America.

Nonostante possa sembrare un’ovvietà, infatti, il concetto di ispanità va ben oltre l’eredità linguistica, toccando in pieno il tema delicatissimo del colonialismo. Per questo motivo l’abile uso che ne fa la destra suscita spesso polemica.

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Il 12 ottobre del 1492 Cristoforo Colombo metteva piede per la prima volta in America, in una isola che i nativi chiamavano Guanahani e che veniva poi ribattezzata San Salvador. Erano passati poco più di due mesi dalla partenza dalle coste spagnole, alla ricerca dell’est, nella consapevolezza della sfericità della terra. I calcoli si erano rivelati sbagliati, la traversata dell’Atlantico dura e lunga ma, alla fine, la perseveranza e la forza d’animo, dimostrata anche nel tenere a bada la ciurma, premiava Colombo e cambiava la storia dell’umanità.

Lo ha ricordato, pochi giorni fa, il presidente Donald Trump, che in questi mesi si è battuto per la difesa delle statue del navigatore (e si è complimentato con gli italiani che le hanno difese): “Ricordiamo il grande italiano che ha aperto un nuovo capitolo della storia mondiale e il permanente significato della sua azione per l’emisfero occidentale”.

Ma, per quello che in Spagna e Sud America si festeggia come “Dia de la Hispanidad” e che negli Usa è il “Columbus Day”, sono ormai giorni difficili.
Praticamente cancellato e sostituito negli Usa, la ricorrenza sopravvive in Spagna come festa dell’identità nazionale (senza troppi riferimenti a Colombo), mentre anche in Sud America la celebrazione ha virato verso altri lidi.

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Tutti contro Cristoforo Colombo: ecco la prova che il nemico è l’uomo bianco

La questione relativa al genocidio della popolazione nativa americana all’arrivo dei colonizzatori europei è variamente dibattuta ed è centrale nella storia americana. Innanzitutto perché si includono nella definizione, non solo gli indiani uccisi per ragioni di mera conquista, ma anche i morti causati da fattori indiretti (come le malattie assenti in America e giunte dall’Europa). In secondo luogo perché dibattuta è la stessa presenza indigena in America in termini numerici. Dai trenta milioni di Bacci ai quasi 150 di Stannar, c’è una differenza consistente ma non si può dimenticare un elemento importante: le dimensioni del continente americano fanno si che, ancora oggi, con un miliardo di persone circa, la densità abitativa si attesti a poco più di 21 persone per chilometro quadrato, mentre in Europa il valore si attesta intorno ai settanta e in Asia è superiore ai novanta. Il punto, ovviamente, non è la legittimazione di un genocidio – ci mancherebbe altro! – ma la contestualizzazione di una “invasione” europea che, di fatto, avvenne in un continente scarsamente abitato, con ampi spazi disponibili e, quindi, non fu in realtà una invasione: constatazione necessaria a far partire un dibattito oggettivo. Continua a leggere