A Livorno ennesima aggressione, ma l’antifascismo continua a non allarmare la sinistra

Occorre dire no alla violenza politica. Occorre dire no ad un’idea di militanza fatta di aggressioni e omertà. Occorre dire no a metodi che minacciano la libertà. Ed è necessario vigilare sulle organizzazioni violente. Peccato che, nonostante il mantra sia ripetuto quotidianamente dal centrosinistra e dalle più alte cariche dello Stato e del governo, le accuse siano puntualmente rivolte solo ad una “estrema destra”, che pure si presenta regolarmente alle elezioni, parla di Costituzione, mentre nel frattempo proprio le aggressioni ai neofascisti non accennano a fermarsi.

Due giorni fa, a Livorno, un militare di 37 anni vicino a CasaPound è finito in ospedale con una frattura al naso e diverse ferite al volto, alcune pericolosamente vicine all’occhio: trenta giorni di prognosi. E, mentre le Forze dell’ordine indagano su quanto avvenuto, il movimento delle “tartarughe frecciate” spiega a mezzo stampa che l’uomo sarebbe stato aggredito da quattro antifascisti armati di bastoni, individuato dal branco perché stava riattaccando un manifesto elettorale. Insulti e paura anche per la compagna, incinta, che era in auto mentre i quattro avrebbero sfondato i finestrini dell’auto. L’ennesima aggressione immotivata da parte dell’estrema sinistra e siamo solo ad inizio anno, come abbiamo raccontato pochi giorni fa. Per alcuni, evidentemente, è giusto così. Secondo alcuni (che evidentemente non l’hanno letta) la Costituzione dice qualcosa di simile. Continua a leggere

Da Noli a Catanzaro, da Giuseppina Ghersi a Sergio Ramelli: partigiani senza vergogna dalla parte degli assassini

Non c’è pace per i partigiani e, soprattutto, post-partigiani dell’Anpi. E non c’è vergogna. Né onore. Non c’è limite all’odio di chi pure si auto-proclama eroe. E che questa volta si accanisce senza quanto meno pudore contro una bambina, Giuseppina Ghersi, violentata, torturata e uccisa più di settant’anni fa. Era il 1945, aveva appena 13 anni, ma ai partigiani non parse abbastanza per assolverla: secondo loro era una “spia dei fascisti”.

A far tornare il caso sui giornali nazionali è stata, questa volta, la proposta di un consigliere di centro-destra del comune ligure di Noli, Enrico Pollero, volta a dedicare una targa alla vittima innocente di questa barbarie. Ed è così che, con il sindaco a favore, si è deciso che la targa venisse inaugurata il prossimo 30 settembre, alla presenza del capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Angelo Vaccarezza, ma non del sindaco di Savona (paese natio della ragazza) Ilaria Caprioglio. Ma, di fronte a questa decisione, è accaduto l’impensabile. L’Anpi si è opposta con parole che non avremmo mai pensato e voluto ascoltare: “Giuseppina Ghersi al di là dell’età era una fascista”, ha affermato il presidente della sezione savonese Samuele Rago, “eravamo alla fine della guerra: è ovvio che ci fossero condizioni che oggi ci appaiono incomprensibili. Era una ragazzina ma rappresentava quella parte là. Una iniziativa del genere ha un valore strumentale, protesteremo”. Continua a leggere