Sono certo che il sequel del leggendario Gladiatore piacerà e riscuoterà un grande successo nei cinema, perché Ridley Scott non ha avuto lo stesso coraggio di Todd Philips con il Joker.
Nell’altro grande sequel dell’anno, il regista ha infatti elaborato una continuazione autentica della storia e, pur rimandendo fedele al personaggio, ne ha offerto una prospettiva differente e psicologicamente approfondita. Al contrario, il nuovo film con Paul Mescal è – ahimé – solo un remake travestito da sequel.
CULTURA
Grotta di Altamira: una storia tormentata e affascinante
Nel cuore della Cantabria, la Grotta di Altamira ci offre un affascinante sguardo sul profondo legame tra l’uomo e la decorazione degli spazi. A partire da questo straordinario esempio di arte rupestre, si riflette su come l’esigenza di abbellire i luoghi vada ben oltre il semplice gusto estetico, affondando le radici in bisogni umani ancestrali. Cosa può spingerci a cercare il bello, anche in un mondo senza comfort? Ma la scoperta dei dipinti di Altamira di per sé nasconde una storia affascinante, curiosa e in parte tragica.
CONTINUA A LEGGERE >>Joker, l’incompreso (dalla critica)
Il sequel di Joker non è piaciuto perché non è quello che ci si aspettava.
Ma questo, più che parlarci male del film, ci dice che Todd Philips è un genio.
Senza volerlo, ha infatti dimostrato che il messaggio del film è quanto mai azzeccato (e che in troppi non avevano capito nulla del suo primo Joker).
Ecco perché…
Il Terzo Paesaggio, anarchico e ribelle

[QUI L’ARTICOLO IN SPAGNOLO E INGLESE PUBBLICATO SU UN BLOG DI INTERIOR DESIGN]
Qual è il contrario del disegno e della progettazione?
Verrebbe da dire, l’assenza di progettazione e di disegno, il caos, la terra incolta e il disordine.
La risposta è vera solo in senso antropocentrico.
“Don’t Look Up”: ecco perché guardare l’ultimo film con Leonardo Di Caprio

Cinematograficamente si sta parlando molto di “Don’t Look Up“, film con Leonardo Di Caprio e Jennifer Lawrence uscito lo scorso dicembre, disponibile su Netflix, scritto e diretto da Adam McKay.
Lo abbiamo visto e, come facciamo nel caso di contenuti culturalmente interessanti, ne offriamo una breve analisi in prospettiva socio-politica.
Gli spunti al riguardo, in effetti, non mancano.
“La Casa Gucci” sembra una soap opera

L’altro giorno ho visto “House of Gucci”.
Sono sempre curioso di vedere come vengono rappresentati gli italiani da parte del cinema straniero. Quasi sempre, infatti, il risultato è un’accozzaglia di stereotipi.
E, anche se non ho nulla contro gli stereotipi, è importante saper contestualizzare, usare il giusto registro e sapere di cosa si parla quando si tratta del caso concreto.
Se parli di Gucci, soldi, potere e di un delitto, ad esempio, non mi aspetto una rappresentazione macchiettistica.
Nel nuovo film di Ridley Scott, che si concentra sull’avvento di Patrizia Reggiani nella casa di moda Gucci, tutti i personaggi sembrano un po’ una macchietta, cinematograficamente parlando.
Ora, non so se questo ha qualcosa a che fare con la rappresentazione e la concezione dell’italianità negli Usa, ma resta il fatto che diversi elementi rendono artificiali recitazione e plot, facendo sembrare il film più una soap opera che un capolavoro del cinema.
“La Barriera”: nella serie un inquietante futuro distopico

“Per farci sentire al sicuro ci hanno strappato ciò che avevamo di più importante: la libertà!”
Così, nella serie spagnola “La Barriera“, Emilia parla alla piccola Marta, a cui tocca spiegare la situazione della Spagna (e in generale dell’Occidente) a causa di guerre, virus e scarsità d’acqua potabile.
E si comprende così immediatamente, già dal primo episodio, quale sarà il tema affrontato nel corso delle successive tredici puntate.
Was Jesus a racist?

Not everyone knows the “shocking” episode in the Gospel of Matthew [15, 21-28], which we are referring to by our provocative title.
“At that time”, says the evangelist, “Jesus moved to the area of Tire and Sidon. And a Canaanite woman, who came from that region, began to cry out: «Have mercy on me, Lord, son of David! My daughter is very tormented by a devil»”.
Do you know what Jesus answered to her? At first, nothing at all.
“He didn’t even say a word to her”, explains Matteo.
But that’s not all.
At that point, the disciples, a little annoyed by the screaming woman, try to convince Jesus to listen. And that’s when Jesus rattles off a couple of answers that would stagger Pope Bergoglio.
“I was sent to the lost sheep of the house of Israel only“, he replies dryly. And, after the woman continue to insist, he adds: “It is not good to take the children’s bread and throw it to the dogs“.
At this point something happens which, again according to Christian interpretations, marks a turning point.
The woman, in fact, accepts the humiliation and replies: “It’s true, Lord, yet the little dogs eat the crumbs that fall from their masters’ table“.
It is only at that point that Jesus is convinced (“Woman, great is your faith”) to help her and heals his daughter.
Continua a leggereGesù era razzista?

Forse non tutti conoscono il passaggio “sconvolgente” presente nel Vangelo di Matteo 15, 21-28 (ed in quello di Marco), qui richiamato con un titolo volutamente provocatorio.
“In quel tempo”, racconta l’evangelista, “Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio».”
Gesù, ormai noto per le sue guarigioni miracolose, che fa?
“Non le rivolse neppure una parola”, spiega Matteo.
Ma non è finita qui.
I suoi discepoli infatti, un po’ seccati dalle grida della donna, insistono perché le dia ascolto ed a quel punto Gesù snocciola un paio di risposte che farebbero impallidire papa Bergoglio.
“Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele“, risponde secco. E, quando la donna insiste, rincara la dose: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini“.
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