Milano-Alicante in bicicletta: 1600 chilometri per riflettere su un mondo “low-cost”

Un percorso lungo (in linea di massima) mille e seicentodue chilometri, quindici giorni di pedalate, diciassette giorni in tenda in quindici posti diversi, tre Stati e centinaia di città attraversate, a partire dall’Italia, scivolando sulla pianura Padana, alla Francia, passando per le Alpi, fino alla Spagna, scavalcando i Pirenei. Un media di circa 107 chilometri percorsi ogni giorno, escludendo ovviamente due giorni di stop usati per riprender fiato ma anche le decine di chilometri in più fatti per errore. Zaino in spalla, caschetto sulla testa, borsa e tenda da campeggio sul portapacchi: la mia prima metà di giugno è trascorsa così, deciso più che mai a vincere la mia piccola sfida personale di arrivare, da amatore inesperto, da Milano ad Alicante usando la bicicletta come unico mezzo di trasporto.

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In bici dall’Italia alla Spagna: la mia esperienza e i consigli pratici sul percorso [FOTO]

Nel post propedeutico a questo (Milano-Alicante in bici: 1600 chilometri per riflettere su un mondo “low-cost”) ho fatto cenno alla questione relativa all’appropriazione ed alla consapevolezza degli spazi, a quanto diventi importante in un tragitto simile il percorso più o, per lo meno, quanto l’arrivo. Perché nel calpestare, respirare, vivere le terre che attraversi, ne cogli davvero i mutamenti, la lontananza, il sudore di chi ha viaggiato e ha fondato, la magia di attraversare un confine e l’incubo di un mondo in cui non esistono più e tutto è identico, uguale, omologato, in breve, un insieme di non-luoghi equivalenti gli uni agli altri.

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Capelli bianchi e nostalgismo radical chic: a Milano la kermesse dei Democratici e Progressisti [FOTO]

Quelli che ci sono, sono bianchi e non parliamo solo del colore dei capelli della maggioranza di aderenti alla kermesse del neonato Movimento dei Democratici e Progressisti, ma anche di una prevalenza “razziale” che oggi, nel giorno in cui sempre a Milano si svolgeva anche la marcia pro-migranti a cui il movimento partecipa ufficialmente, fa riflettere e dà la cifra di una sinistra che rimane pur sempre appannaggio di un mondo per nulla “meticcio”, che stona sostanzialmente col mondo “nuovo” che vorrebbe invece propinarci. Il trinomio bianco, radical chic e borghese è ancora attualissimo per definire quell’area un tempo comunista ed oggi progressista, che ancora rispecchia alla perfezione l’identikit tracciato da Gaber nella sua canzone “Un’idea” (“in Virginia il signor Brown era l’uomo più antirazzista. Un giorno sua figlia sposò un uomo di colore, lui disse: “Bene!” – ma non era di buon umore”).

Detto questo, il colore dei capelli di moltissimi presenti è soltanto l’istantanea di una realtà che sprizza nostalgia da ogni poro: dal banchetto con le magliette del “Che” ed “Il Manifesto”(“quotidiano comunista”) alle foto di Gramsci in bella mostra, dalle t-shirt “Partigiani sempre” con la stella rossa ai pugni chiusi e l’introduzione di rito al grido di “cari compagni e compagne”. Chissà cosa direbbe ancora Gaber, peraltro, dell’insistente flirt di questa sinistra con gli ambienti radicali, testimoniato anche oggi dall’applautidissima presenza della ex senatrice Emma Bonino. Continua a leggere

Milano, firmato protocollo per redistribuzione immigrati. Le associazioni già si sfregano le mani

Il protocollo d’intesa per la distribuzione degli immigrati nell’area metropolitana di Milano è stato sottoscritto ieri da 76 sindaci sui 134 interessati. “Oggi hanno già firmato in 76″, ha commentato il prefetto Luciana Lamorgese, “ma sono più di 80 quelli che hanno dato la loro disponibilità”. Tanti, in ogni caso, i dinieghi, compresi quelle dei sindaci leghisti, che nel frattempo hanno manifestato contro l’intesa fuori dalla prefettura meneghina. Poco male dal momento che, come avevamo spiegato a marzo, dopo l’annuncio del neo prefetto riguardo il nuovo protocollo in arrivo, la Lamorgese non esiterà a costringere all’accoglienza anche i sindaci che non hanno accettato la proposta elaborata dal prefetto e sottoscritta ieri alla presenza del ministero dell’Interno Marco Minniti. Un pro-forma, dunque, che fa tanto democrazia, mentre il parere dei sindaci e dei movimenti politici contrari continua ad esser considerato pura espressione di razzismo e cresce la repressione nei confronti dei cittadini che si oppongono.

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Milano, quel fiume di denaro che ingrossa il business dell’immigrazione

Il Comune di Milano cerca un collaboratore esterno per curare il sito “milano.italianostranieri.org“. La figura, per la quale sono aperte le selezioni dallo scorso 5 maggio e si concluderanno già il 15 del mese in corso, dovrà occuparsi di gestire la piattaforma online nata su iniziativa dell’amministrazione milanese grazie ai fondi della Direzione generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, nel contesto del progetto pilota – disegnato quindi su misura per Milano – dal nome “Il portale dell’integrazione e sua gestione sperimentale a livello locale“. Il progetto, spiega infatti la responsabile del progetto Franca Locati, potrebbe essere esportato in altre realtà, una su tutte Roma. Continua a leggere

Femminismo preconfezionato alla Milano Fashion Week: alla sfilata Missoni tutte col “pussyhat”

Angela Missoni, direttore artistico del marchio fondato dal padre Ottavio nel ’53, lo aveva già annunciato alla stampa: un “pussyhat” per tutti gli ospiti della sfilata in nome della “battaglia dei diritti, della libertà e della democrazia”. E allora, detto-fatto: i cappellini di lana rosa con le orecchie di gatto – resi famosi dal “Pussyhat project”, nato negli Usa in occasione della elezione di Donald Trump a presidente e protagonisti della manifestazione di massa delle donne contro Trump il 21 gennaio scorso – hanno invaso anche la “fashion week” milanese. E, così, dopo il clamore mediatico legato alla presenza in passerella della modella brasiliana transgender Valentina Sampayo (che aveva già conquistato la copertina di Vogue) e dei figli appena nati da fecondazione eterologa dei due fondatori gay del marchio Grinko, la settimana della moda si chiude con l’ennesima pagliacciata radical chic.

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Milano, tra gli immigrati duemila casi di scabbia. Nel 2017 spesi 4 miliardi per l’accoglienza

 

Non è una invenzione populista: il pericolo contagio di malattie infettive in Italia pressoché scomparse, connesso ai flussi migratori record soprattutto dall’Africa, è nei numeri. Numeri che l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera ha snocciolato ieri in Consiglio regionale e che parlano chiaro: nel 2016, nei centri d’accoglienza per migranti attivi nel territorio di Milano, sono stati registrati e trattati ben duemila casi di scabbia e 38 casi di tubercolosi. Nel rapporto, che l’assessore ha illustrato in aula in risposta ad un’interrogazione di Fratelli d’Italia tramite il suo capogruppo Riccardo De Corato, viene anche sottolineato che, al momento, non si sono per fortuna avuti casi di contagio alla popolazione ma – ed è questa la posizione della Lega – buon senso vorrebbe che, per una prevenzione seria, i controlli e le eventuali cure venissero approntate al momento dello sbarco degli immigrati in Puglia, Sicilia e Calabria. Gallera ha comunque assicurato che la Regione offrirà a ciascun migrante vaccinazioni ad hoc. Il dogma dell’accoglienza, quindi, non verrà scalfito. Va tutto bene, dopo tutto.

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Milano, ecco il nuovo prefetto pronto alle confische per dare un tetto ai clandestini

Sarà il primo prefetto donna di Milano (è già “Repubblica” si è scatenata: “Milano ha una prefetta“) ed arriva nel capoluogo lombardo per sostituire Alessandro Marangoni, andato in pensione lo scorso dicembre. Luciana Lamorgese, avvocato potentino classe ’53, dal 2013 è capo di gabinetto del Ministero dell’Interno, dove ha lavorato a stretto contatto con il ministro Angelino Alfano (attualmente titolare degli Esteri) durante il governo Renzi, occupandosi di accoglienza dopo esser stata già, da prefetto di Venezia – incarico che ha ricoperto dal 2010 al 2012 – commissario per l’emergenza immigrazione, con il compito affidatole dal governo di individuare e gestire le strutture d’accoglienza per tutta la regione Veneto.

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Tremonti a CasaPound: “la democrazia non si esporta”. Ma dimentica l’intervento in Iraq nel 2003

Milano, 17 dic – “Le guerre di esportazione hanno causato le migrazioni di massa. Ma la democrazia è un processo progressivo che non si può esportare. Inoltre, patria deriva da ‘pater’: non puoi superare e violare la terra degli altri”. Ma ci troviamo di fronte ad un secco “no comment” quando, all’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, chiediamo conto della sua posizione e dell’operato del secondo governo Berlusconi, che all’invasione statunitense dell’Iraq del 2003 diede il proprio sostegno e vi partecipò attivamente. In merito a quell’intervento, costruito sulla bugia dell’intelligence delle armi chimiche di Saddam Hussein, l’ex ministro di peso di ben quattro governi Berlusconi su quattro ha preferito il silenzio.

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Un barcone affondato in piazza Duomo: l’ultima sceneggiata immigrazionista

Da tempo si pensava a come farne il simbolo per eccellenza delle “stragi del mare”, nelle quali sono rimaste vittime, negli ultimi anni, migliaia di immigrati provenienti dall’Africa attraverso il Mediterraneo. E così, dopo l’incontro tra il sindaco di Milano Beppe Sala ed il regista Alejandro González Iñárritu avvenuto la settimana scorsa, per il barcone affondato nell’aprile 2015 a largo della Libia, si profila l’ipotesi di portarlo addirittura nel bel mezzo di piazza Duomo entro il 24 marzo 2017, laddove papa Francesco, in visita nel capoluogo lombardo, celebrerà messa proprio in quella data.

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