Migranti che si fingono richiedenti asilo? Secondo il prof della Statale fanno bene

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Maurizio Ambrosini

Non possiamo arrestare il processo di costruzione di una società multietnica, multiculturale e multireligiosa, imporre barriere o steccati sarebbe assurdo, impensabile”. La premessa implicita alla relazione, contenuta in una ‘vecchia’ intervista concessa a ‘Famiglia Cristiana’ non priva di buoni spunti, è senza dubbio questa. Ma l’approccio metodologicamente rigoroso del quale ieri, presso la Casa della Cultura di Milano, ha dato prova la docente di Sociologia delle migrazioni Laura Zanfrini dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha molto da insegnare alla demagogia immigrazionista fine a se stessa.

E, dopo la presentazione sul tema “Capitalismo e fenomeni migratori”, lo ha dimostrato anche nel dibattito con il prof. Maurizio Ambrosini dell’Università Statale di Milano che, in un intervento molto politico e decisamente poco accademico, ha invece tentato di buttarla in caciara con argomentazioni qualunquiste del genere “gli immigrati ci pagano le pensioni”. Continua a leggere

De Benoist come Marx: “lavoratori di tutti i paesi contro il capitalismo transnazionale”

Siamo talmente disabituati alla libertà che facciamo proprio fatica ad immaginarci liberi. E facciamo fatica ad immaginare uomini liberi. Alain De Benoist è un uomo libero e lo ha confermato venerdì, in occasione del suo confronto con il giornalista italiano Gad Lerner presso la Fondazione Feltrinelli a Milano.
Presente nonostante le polemiche che hanno costretto gli organizzatori a rinviare l’evento in prima battuta, l’intellettuale francese ha infine spiazzato probabilmente chi, a destra come a sinistra, è incapace di andare oltre le etichette e le ricette preconfezionate. Continua a leggere

La flessibilità in Poste Italiane: una testimonianza dall’interno [#generazioneprecaria]

Il 20 dicembre scorso sono stato “assunto” da Poste Italiane. Due mesi di contratto o poco più: il prossimo 28 febbraio potrei essere già fuori. Stessa sorte toccata agli altri della mia stessa “infornata”. Eppure, Poste Italiane continua a reclutare, ininterrottamente, migliaia di postini. Ho inviato la mia candidatura ad agosto, in seguito all’apertura di posizioni come portalettere in tutta Italia. Ma campagne simili, in seguito, si sono ripetute praticamente a scadenza mensile e, da almeno tre anni, del resto, non sono più appunto una novità.

La precarizzazione del lavoro parte dall’alto, è sistematica. Entri già col punto interrogativo. Col fiato sospeso ogni due mesi. Sempre sotto esame. Sempre costretto a dire si a tutto. Pronto alla porta in faccia quando non servi più. Una vita col fiato corto. Perché, dopo tutto, se il settore recapito è inefficiente (e arretrato) e non crea profitti, è chiaro che, in attesa di disfarsene o di modificarlo radicalmente (almeno si spera), tocca assumere gente utile a tappare i buchi. Tanto la manodopera, con la disoccupazione che c’è, si trova. E le Poste, oramai una spa (seppur coi soldi per la maggior parte nostri), sono liberissime di tuffarsi nel bel mondo della flessibilità. “Gli inserimenti attualmente previsti nella misura di circa 1.500 unità”, recitava una nota di Poste Italiane nel 2014, “avvengono nell’ambito delle strutture territoriali del gruppo, al fine di gestire picchi di attività o situazioni di indisponibilità temporanea del personale stabile, in modo da garantire il mantenimento dei livelli di servizio attesi”. La musica è cambiata poco. Solo se sei fortunato e nel frattempo si è liberato un posto, dopo qualche anno di scadenze e rinnovi, ti fanno un contratto vero ed entri a far parte anche tu dei privilegiati. Continua a leggere

La fiamma del Caravaggio: la vita burrascosa del pittore a teatro e presto al cinema

Una scenografia dalla suggestiva semplicità, una recitazione vibrante, una sceneggiatura profonda e mai banale, che penetra l’anima dell’artista e dello spettatore. Ed è buio, tanto buio. Ed è luce, poca luce, e taglia il viso in due. Dà forma ai corpi. Definisce i contorni. E lascia scorgere il sublime del vero. Di carne. Passione. Sangue. Anima. Corpo. Pugni, schiaffi, pianti e rimorsi. Sofferenza e orgoglio. Vita.

E’ uno straordinario monologo di Matteo Bonanni, in uno spettacolo riproposto lo scorso 23 gennaio al Teatro Rosetum di Milano, a raccontarci le inquietudini di Michelangelo Merisi, l’uomo che si nasconde dietro l’appellativo con il quale è passato alla storia il pittore Caravaggio. Continua a leggere

Portare il barcone dei migranti a Milano ci costa mezzo milione: il sindaco vuole farne un “museo dei diritti umani”

La notizia non giunge per nulla inaspettata. Se ne discuteva da oltre un anno e, proprio a pochi giorni dalla fine del 2016, ve ne avevo parlato (“Un barcone affondato in piazza Duomo: l’ultima sceneggiata immigrazionista“) raccontandovi gli ultimi sviluppi: la storia del relitto, le spese già sostenute, il coinvolgimento del regista Iñárritu, le pressioni e il sostegno della Chiesa, quello della Fondazione Prada e, ovviamente, dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Tanti sostenitori ma, alla fine, ovviamente, i soldi sono i nostri. E si tratta di ben mezzo milione di euro, soldi stanziati dal governo con l’approvazione, prima dello scioglimento delle Camere, della legge di Bilancio e, in particolare, dell’emendamento presentato dalla deputata Pd Lia Quartapelle. Poche parole per sfilarci dalle tasche 500mila euro, come se niente fosse, per un atto di ipocrisia estrema: “E’ autorizzata, in favore del ministero della Difesa, la spesa di 500mila euro per l’anno 2018 per le operazioni di messa in sicurezza, trasporto e installazione presso l’Università degli studi di Milano del relitto del naufragio avvenuto il 18 aprile 2015 nel Canale di Sicilia”. Continua a leggere

Milano, violenza di regime contro Forza Nuova: antifascisti assaltano gazebo autorizzato, nessuno si indigna

E’ violenza di Stato con la complicità dei media. Come sempre. Come al solito. Come in passato e, ieri, ancora una volta, a Milano.

Una trentina di antifascisti, nel quartiere Stadera, tra via Meda e via Spaventa, hanno tentato ieri di impedire lo svolgimento di un regolare banchetto di Forza Nuova per promuovere l’iniziativa “Tempo di Casa, preferenza nazionale agli italiani nell’assegnazione delle case popolari a Milano e in Lombardia“.
A quanto pare, una idea poco gradita agli estremisti di sinistra che hanno così pensato bene di aggredire i militanti di destra, dando vita ad un vero e proprio scontro intorno alle 15 che, nonostante l’evidente inferiorità numerica (poco più di una decina quelli di Fn), ha causato solo un paio di contusi tra gli attivisti di Fn, anche grazie all’intervento della polizia in assetto anti-sommossa che ha diviso le fazioni. Sarebbe dunque potuta andare molto peggio, soprattutto tenendo conto che, dopo gli incidenti, sul posto sono arrivati altri esponenti dei centri sociali, facendo arrivare almeno ad una cinquantina gli antifascisti sul posto, che dopo hanno comodamente sfilato in corteo, senza che nessuno obiettasse nulla (le regole non valgono per tutti). Continua a leggere

Milano, Pattini: “gli italiani non hanno voglia di lavorare”. Dopo due giorni ne assume quattro su sei

Poco meno di una settimana fa, sul sito www.l’inkiesta.it, il direttore Francesco Cancellato si chiedeva indignato: “A questo annuncio non risponde nessuno: dove sono finiti tutti i disoccupati?“. L’annuncio in questione riguardava la piccola catena di negozi di panetteria Pattini a Milano che, nonostante l’affissione nei cinque punti vendita distribuiti in città (dei quali uno sul centralissimo corso Garibaldi), secondo il titolare Angelo Pattini, non riusciva a coprire i cinque posti in ciascuno dei suoi esercizi commerciali. Nessuno, a quanto pare, era disposto a fare il barista, la cassiera, la commessa, il panettiere, il pasticcere o l’addetto alle pulizie.

Strano, vero? Dal momento che le candidature in genere fioccano rispetto ai posti effettivamente disponibili ogni qualvolta si presenta una possibilità e gli stessi giornali non fanno altro che evidenziare come a candidarsi per posizioni poco qualificate siano in molti casi anche giovani laureati, si, molto molto strano. Eppure, il direttore del giornale online non ci pensava due volte a dar credito alle parole del titolare che accusava: “i curriculum arrivano ma i problemi iniziano al colloquio. Cerchiamo una cuoca che affianchi la nostra, per darle una mano, ma nessuna vuole farlo. Avevamo preso un barista, ma ha rifiutato un contratto perché altrimenti perdeva i 700 euro di disoccupazione. […] Un’altra ha rifiutato il lavoro perché mi ha detto che da piazzale Loreto a qua ci metteva troppo tempo ad arrivare”. E non solo Cancellato dava credito assoluto all’imprenditore quanto, sprezzante, rincarava ancora di più la dose nelle conclusioni: “Forse è vero che gli immigrati vengono a fare cose che noi non vogliamo più fare. Ad esempio, lavorare“. Continua a leggere

Che Guevara, a Milano una mostra senza precedenti racconterà la sua vita

“Nel labirinto più profondo della conchiglia taciturna si incontrano e respingono i poli del mio spirito: tu e tutti. I tutti che pretendono l’estremo sacrificio che la mia sola ombra oscuri il cammino! Ma, senza violar le norme dell’amore sublimato ti porto nascosta nel mio zaino da viaggio”. Sono le parole di questa poesia, scritta da Ernesto Guevara per la moglie Aleida nell’ottobre del 1966, a dare il titolo alla mostra che aprirà a Milano il prossimo 6 dicembre: Che Guevara: tu y todos“. Una esposizione, quella per i cinquant’anni dalla sua morte (che ricorre esattamente oggi), che è nata da un progetto iniziato due anni fa e da uno studio di oltre cento pubblicazioni, degli archivi del Corriere della Sera, dell’Istituo Luce e delle Teche Rai, portato avanti da un gruppo di lavoro composto da una decina di persone che, per tre mesi, ha anche lavorato a stretto contatto con il Centro Studi Guevara di Cuba dove si è recato per visionare migliaia di fotografie, lettere, cartoline, video e scritti. Continua a leggere

Valentijn, modella trans: tutta la sua vita in un documentario. Ieri a Milano in un incontro su “gender” e diritti

Valentijn de Hingh. La sua storia è un caso paradigmatico nella trattazione della transessualità. Non fosse altro che la modella amante della scrittura e poi anche dj olandese, nata in un corpo maschile il 5 maggio del 1990, dall’età di otto anni fino ai diciassette è stata protagonista di un documentario che ci permette di osservare in presa diretta alcuni momenti cruciali della sua vita e, così, probabilmente, della vita di molte altre persone che soffrono di disforia di genere. Il documentario – che il regista Hetty Nietsch ha iniziato quasi “casualmente”, occupandosi delle riprese per un programma che intendeva affrontare il tema dei problemi di identità sessuale precoci – parte quando Valentijn è appena un bambino e si conclude quando, ormai una “lei”, è lì lì per decidere se affrontare l’operazione per cambiare definitivamente sesso. Ed è proprio da questa proiezione, promossa dalla Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica che, ieri, presso la “Casa dei Diritti” di Milano, si è partiti per una discussione sul tema del “genere” sessuale, con Antonio Prunas (Professore Associato di Psicologia Clinica, UNIMIB), Roberta Dameno (ricercatrice di Sociologia del Diritto, UNIMIB) e Stefania Bonadonna (Medico, specialista in endocrinologia). Continua a leggere

Migranti caserma Montello: “no al trasferimento, ormai siamo milanesi a tutti gli effetti”

Milano – Come previsto da un’intesa siglata già lo scorso anno, entro fine dicembre la caserma Montello – 70mila metri quadri di cui 20mila coperti, che fino al novembre 2016 ospitavano duecento militari e dove attualmente è stato realizzato un centro d’accoglienza per immigrati – tornerà allo Stato per diventare, dopo i necessari lavori di risistemazione, una sede della Polizia. Eppure, i circa trecento richiedenti asilo e le varie associazioni di sinistra che li hanno sostenuti (dopo le proteste iniziali contro il centro d’accoglienza da parte di CasaPound, Lega Nord, ecc.) si sono detti più che sorpresi dalla notizia e per nulla d’accordo con il “metodo” usato nei loro confronti. “Non siamo pacchi postali”, hanno così fatto sapere attraverso un comunicato pubblicato dal profilo social della squadra di calcio dei Black Panthers. Formata dai ragazzi che vivono alla Montello, la squadra che il comitato “Zona 8 Solidale” definisce una “squadra afromilanese” è nata proprio grazie al sostegno di attivisti della sinistra cittadina, che hanno anche provveduto a lanciare una raccolta fondi on line per promuovere l’iniziativa. Continua a leggere