Caso Cospito: contro di lui vendetta politica?

Chiariamolo subito: Cospito non è una vittima e non mi sta neanche simpatico.
Gli attentati per i quali è stato condannato, anche se non hanno ucciso o ferito nessuno, sono atti terroristici che avrebbero potuto ferire o uccidere. Senza giustificazione.

Detto questo, la condanna al regime carcerario del 41 bis, così come la riconsiderazione del reato per il quale è incriminato, sembra rispondere più a ragioni politiche che giuridiche e fattuali.

E il caso merita di essere esaminato con obiettività, al di là dello sciopero della fame del detenuto.
Quell’obiettività che è sembrata mancare al Ministro della Giustizia Carlo Nordio (governo Meloni) e al suo predecessore Marta Cartabia (governo Draghi).

NON DIFENDERE COSPITO, MA LO STATO DI DIRITTO

Cospito, dicevamo, non è una vittima: ecco perché è difficile difenderlo.
Ma il concetto che deve passare è proprio questo: il fatto che uno sia colpevole, non giustifica qualsiasi condanna.
Difendere la ragionevolezza e la proporzionalità della pena, non vuol dire difendere il colpevole, ma lo Stato di diritto.
Il garantismo non è una posizione politica di destra o di sinistra.
Il garantismo è tutela delle garanzie costituzionali, del giusto processo, dell’imparzialità del giudizio.
Stiamo parlando delle basi dello Stato di diritto.
E certamente di un principio cardine del liberalismo – che ormai regna solo proforma.
E garantismo significa non soltanto difendere le ragioni degli innocenti, far si che non subiscano trattamenti ingiustificati o illegali.
Tutto il contrario.
Garantismo significa essere giusti.
Che un colpevole riceva solo il trattamento punitivo prescritto dalla legge, niente di meno e niente di più.
E che sia condannato secondo leggi eque e giuste.
Per questo è importante l’imparzialità della magistratura e la saggezza del parlamento.
Garantismo è tutto il contrario, insomma, del linciaggio mediatico e fisico sempre molto di moda nelle folle.
Il linciaggio è giustizia sommaria.
Dove falsi indizi, false prove e legge del branco prevalgono facilmente sull’imparzialità.

PERCHÉ COSPITO É AL 41 BIS?

Cospito dunque.
Nel maggio del 2012, a Genova, insieme al compagno della Federazione Anarchica Informale, spara all’altezza all’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi.
I due puntano ai polpacci e il manager riporterà la frattura della tibia.
L’attentato è rivendicato in chiave antinucleare.
A settembre Alfredo Cospito e Gai vengono arrestati a Torino, scoperti grazie ad alcune telecamere di sorveglianza.
Difficilmente si può pensare che i due abbiano sparato per uccidere.
Ma, viste le finalità terroristiche dell’azione, Cospito viene condannato a 10 anni e 8 mesi.

L’ATTENTATO A FOSSANO: NESSUN FERITO E CONDANNA A 20 ANNI

Cospito sta ancora scontando la pena quando viene tirato in causa per un attentato avvenuto nel 2006 a Fossano (Cuneo).
Rivendicato con la sigla Rivolta Animale e Tremenda dalla Federazione Anarchica Informale, l’attentato fu consumato nella data simbolica del 2 giugno (Festa della Repubblica) davanti alla scuola allievi carabinieri di Fossano appunto.
Secondo le (poche) cronache dell’epoca, tutte basate sulle veline delle forze dell’ordine, si trattava di due ordigni a basso potenziale posizionati in due cassonetti per i rifiuti a ridosso della caserma.
Incapaci di danneggiare sostanzialmente la caserma, i due orgini rudimentali, polvere da sparo, ferro e chiodi, esplodono durante la notte, a distanza di venti minuti l’uno dall’altro.
Per questa ragione l’accusa sostiene che l’intenzione era ferire o addirittura uccidere, proprio con l’esplosione del secondo ordigno, avendo usato il primo con funzione di richiamo.
Per fortuna, però, l’attentato si compie senza feriti né vittime né danni alla caserma.
A subire danni è invece la facciata di un’abitazione privata.

Nonostante questo, Cospito viene condannato in primo e secondo grado dal Tribunale di Torino a 20 anni per il delitto di strage contro la pubblica incolumità, secondo l’articolo 422 del codice penale.
Nel maggio 2022, il Ministro della Giustizia Marta Cartabia, ex giudice della Corte Costituzionale vicina a Comunione e Liberazione, dispone per Cospito il regime carcerario del 41 bis, in funzione della sua “appartenenza ad un’organizzazione terroristica”.

DOPO LA CONDANNA, CAMBIA L’ACCUSA: STRAGE CONTRO LO STATO, COSPITO ALL’ERGASTOLO

Ma non è finita.
“Due mesi dopo, nel luglio del 2022, la Corte di Cassazione rinvia il processo alla Corte d’Assise d’Appello di
Torino
. I giudici di legittimità accolgono infatti la richiesta del procuratore generale di riconsiderare il
reato di Alfredo Cospito, da strage comune a strage politica
. Viene così modificato il capo d’imputazione
nel ben più grave delitto di strage volta «ad attentare alla sicurezza dello Stato» (art. 285 cp), per il quale è previsto l’ergastolo con regime di ostatività”.
Si tratta di un articolo del codice penale del 1930, abbastanza generico, poco o mai usato anche per casi ben più gravi e che, originariamente, prevedeva la pena di morte.
L’articolo recita: “Chiunque, allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato, commette un fatto diretto a portare la devastazione, il saccheggio o la strage nel territorio dello Stato o in una parte di esso è punito con la morte”.
La riconsiderazione tardiva del capo d’accusa, attraverso l’utilizzo di un articolo che lascia molto spazio alla discrezione del giudice, sembra aver finalità marcatamente politica.

SCIOPERO DELLA FAME IN ATTESA DEL 24 FEBBRAIO

E’ per questo che, il 19 ottobre dello scorso anno, Cospito inizia lo sciopero della fame.
A dicembre il Tribubale di Sorveglianza di Roma rigetta il ricorso della difesa.
Dopo l’intervento in parlamento del deputato Donzelli (Fdl) lo scorso 31 gennaio, il governo Meloni è costretto ad affrontare il caso. Interpellato, il ministro della Giustizia Nordio conferma il 41 bis.

La Cassazione, invece, si esprimerà nel merito il prossimo 24 di febbraio.
Nel frattempo – ed è notizia dell’ultima ora – sembra che la Procura generale della Cassazione, nella requisitoria depositata in vista della decisione, abbia inserito la richiesta di revocare il 41 bis per Cospito.
Dieci giorni, dunque, che potrebbero essere decisivi per la sorte dell’anarchico, che da alcune ore è stato ricoverato in ospedale per volere del Ministero della Giustizia e che pare abbia ripreso ad assumere integratori.

IL 41 BIS COME ARMA POLITICA?

Ora, come dicevamo, non è facile dire “alleggeriamo la punizione” contro una persona che ha commesso in passato un attentato a colpi di arma da fuoco e poi, ancora, con esplosivi.
Senza essersi mai pentito ed avendo sempre rivendicato con orgoglio quanto fatto.
E’ chiaro che l’elemento pericolo persiste.
Ma bisogna anche andare oltre le parole e comprendere davvero l’entità delle pene che comminiamo senza pensarci troppo sui social.

In questo senso, il regime del 41 bis suona più come una vendetta politica che una precauzione necessaria.
Per giustificarne l’applicazione, prima bisognerebbe quanto meno dimostrare in via giuridica che la galassia anarchica e, nello specifico, la Federazione Anarchica Informale, agisca secondo dinamiche verticistiche e gerarchiche apparentemente lontane dalle logiche e dal metodo finora noto, proprio invece alle mafie.
Sul conto della Fai, in effetti, finora si sa che non esiste quale struttura vera e propria e che si affida soprattutto allo spontaneismo.
Ciascun anarchico o gruppo può compiere un attentato e rivendicarlo con la sigla che gli pare.

IL CASO DONZELLI: INTERCETTAZIONI USATE A SCOPO POLITICO

Per giustificarlo, in effetti, il magistrato Nino Di Matteo e il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli, nel suo criticato intervento alla Camera dello scorso 31 gennaio, hanno sostenuto rispettivamente che “potrebbe esserci saldatura tra gruppi anarchici e mafia” e che “Cospito è un influencer che la mafia sta utilizzando per far cedere lo Stato sul 41 bis“.

Ora sul fatto che Cospito per la sinistra sia più “passabile” di un estremista di destra non ci piove.
E che questo vizio di usare due pesi e due misure sia insopportabile siamo d’accordo.

Non per questo giustifico che si faccia lo stesso a parti inverse.
Prendiamo ad esempio il caso Donzelli.
Il vicepresidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) ha attirato su di sé una tempesta mediatica per aver usato come fonte del suo intervento intercettazioni ambientali (quanto meno non pubbliche, se non segrete) tra Cospito e alcuni mafiosi, fornitegli dal collega di partito nonché sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro.
E per aver così lanciato illazioni sui rapporti tra mafia, sinistra e anarchici.

Sul caso, Delmastro ha ammesso di aver filtrato le intercettazioni ma si è giustificato dicendo di aver fornito le informazioni a Donzelli in quanto deputato e in maniera legittima.
Ma, nell’attesa che si possa verificare se quanto avvenuto lo sia, è chiaro che il passaggio di informazioni tra i due vecchi amici, ex coinquilini e militanti, è motivato da ragioni per lo più politiche: attaccare l’opposizione ed associarla a mafia ed estremisti.
Proprio i deputati del Pd Serracchiani, Verini, Lai e Orlando, sono infatti oggetto delle accuse di Donzelli, che ha collegato la visita in carcere dei parlamentari il 12 gennaio con le intercettazioni a cui abbiamo fatto riferimento avvenute negli stessi giorni.
Nel corso di questi incontri i detenuti si scambiavano tra loro parole di solidarietà contro il 41 bis.
E Cospito ribadiva che la sua contrarietà al regime carcerario include tutti.
Si trattava di incontri casuali, dovuti alle circostanze contingenti della detenzione.
Negli stesso giorni, Cospito riceveva la visita in carcere dei suddetti deputati.
Nessuna connessione, dunque, ma illazioni contro una funzione costituzionale propria dei parlamentari.

So che difficilmente gli stessi deputati si sarebbero interessati allo stesso modo per un’estremista di destra.
E che, naturalmente, ai boss può far comodo avere qualcuno che lotta contro il 41 bis, un regime carcerario comunque rigettato dalla Corte Europea per i diritti umani.
Soprattutto se non ha la fama di mafioso e lo fa per un ideale.
Ma c’è da ammettere che gli anarchici vanno ben oltre l’opposizione al 41 bis, essendo contro le istituzioni carcerarie stesse.
E che non è finora dimostrata nessuna integrazione operativa con la mafia.
Gli anarchici, in breve, fanno gli anarchici.

Ora, probabilmente è tardi (purtroppo) per discutere se il reato per cui è stato condannato Cospito, che non ha causato né feriti né morti, meriti la pena dell’ergastolo.
Ma c’è invece ancora tempo per decidere se il 41 bis è in questo caso una condanna equa.

Nel frattempo, sarebbe auspicabile che i diritti dei detenuti e dei colpevoli siano al centro dell’attenzione sempre e non solo quando i media lo impongono.

Emmanuel Raffaele Maraziti

LINK UTILI:

su intercettazioni Donzelli
https://pagellapolitica.it/articoli/donzelli-discorso-camera-cospito-mafia

su Donzelli Delmastro
https://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Delmastro_Delle_Vedove

corte europea su 41 bis
https://europa.today.it/fake-fact/41bis-tortura-cedu-consiglio-europa.html

procura generale cassazione chiedere revoca 41 bis
https://www.ilriformista.it/alfredo-cospito-la-procura-della-cassazione-ha-chiesto-di-togliere-il-41-bis-allanarchico-e-superato-dagli-eventi-343371/

su attentato Adinolfi
http://www.comune.genova.it/articoli/fermati-due-anarchici-l39attentato-ad-adinolfi

su attentato Fossano
https://www.repubblica.it/2006/06/sezioni/cronaca/ordigni-cc-torino/ordigni-cc-torino/ordigni-cc-torino.html

Antigone sul caso Cospito
https://www.antigone.it/upload2/uploads/docs/Il%20caso%20di%20Alfredo%20Cospito.%20Italiano..docx.pdf

anarchici sull’art. 285
https://www.rivoluzioneanarchica.it/il-doppiogiochismo-dei-puri-e-duri-del-41bis/

su intervento Donzelli
https://www.italiaoggi.it/news/trattativa-anarchici-e-mafiosi-2591576

2 risposte a "Caso Cospito: contro di lui vendetta politica?"

  1. gaberricci 14 febbraio 2023 / 17:31

    Bell’articolo, grazie. Aggiungo che forse bisognerebbe sganciare la discussione tra un regime carcerario e i “cattivi” contro cui viene rivolto, e chiedersi se sia utile e umano.

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