
LONDRA – “Non vogliamo che la gente lasci il Paese”: a tre giorni dalla storica uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, Brandon Lewis, ministro del secondo governo Johnson con delega alla sicurezza e alla “brexit”, rivolge parole rassicuranti ai cittadini europei che risiedono oltremanica. E lo fa in occasione del suo intervento presso l‘Ambasciata d’Italia a Londra proprio sul tema dei diritti dei cittadini europei dopo l’uscita dall’Ue, nel corso di un evento fortemente voluto dall’ambasciatore Raffaele Trombetta.
Ecco perché ieri, Lewis, dopo aver ribadito che “gli europei rimangono amici”, ha inteso anche sottolineare gli sforzi del governo, non solo per garantire che rimangano intatti i diritti degli europei che vivono o verranno a vivere nel Regno Unito prima che sia concluso il periodo di transizione, ma anche per far si che il sistema – rigorosamente digitale – sia alla portata di tutti e noto all’intera platea degli interessati. Proprio perché nessuno debba affrontare situazioni spiacevoli.
Ad oggi, oltre due milioni e mezzo di europei hanno già fatto domanda per ottenere il pre-settled o il settled status e la gran parte delle domande sono state accettate. La procedura, disponibile online, molto rapida e intuitiva, richiede solo il possesso di un passaporto e aver lavorato in Gran Bretagna anche per un arco temporale minimo prima dell’uscita definitiva dall’Ue (al termine, quindi, del periodo di transizione). Chi infatti non ha raggiunto i cinque anni di residenza e non può quindi applicare per il settled status, infatti, viene automaticamente indirizzato al pre-settled status.
E’ molto difficile che un cittadino europeo residente nel Regno Unito e senza permesso permanente non sappia nulla della brexit e della necessità di mettersi in regola, ma il governo ha comunque riempito le strade e il web di annunci che indicano il da farsi, oltre ad aver dedicato un’area apposita sul sito del governo. Il termine per presentare domanda è il 30 giugno 2021 o il 31 dicembre 2020 nel caso di mancato accordo. Nel caso la domanda venga accettata, anche dopo la brexit si manterranno gli stessi diritti sociali, sanitari e lavorativi.
Tanto che il presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, rispetto al governo inglese, ha dichiarato: “quanto maggiore sarà l’accesso al mercato interno che vorranno ottenere, maggiore sarà la libertà di movimento per i cittadini europei che sarà necessario garantire”.
In parte più chiara è anche la questione ‘divorzio’: il Regno Unito, che pure non avrà posto negli organi decisionali, verserà all’Ue i contributi dovuti fino alla fine del periodo di transizione, permettendo così una stima di £30bn che saranno versati quasi totalmente entro il 2022.
Emmanuel Raffaele Maraziti
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