“Sovranità“ è una sezione del blog nata per approfondire e definire meglio – da una prospettiva principalmente filosofico-politica – i contenuti di un termine che è ormai al centro del dibattito politico, tra mille incomprensioni, “fake news” e confusioni.
Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, proprio con una tesi su sovranità e democrazia, la mia intenzione è quella di dare una lettura della sovranità che non sia in opposizione rispetto alla libertà individuale e che, allo stesso tempo, non dia luogo a conservatorismi di alcun tipo, essendo anzi potenziale fondamento di una alternativa politica del tutto “rivoluzionaria” rispetto al sistema capitalistico attuale.
Infatti la sovranità, esprimendo fattualmente il “diritto/dovere” di una comunità di popolo ad auto-determinarsi ed auto-governarsi, è l’essenza della libertà di un popolo.
Ma è inevitabile notare che – per quanto sia rilevante per diversi motivi che approfondiremo – ridurre la sovranità al suo aspetto puramente tecnico-giuridico, ignorandone i contenuti che la precedono, è come svuotarla di significato. Ciò che la precede è, infatti, il concetto di identità, ovvero l’esistenza stessa di una comunità di popolo che si riconosce come tale.
L’identità, in quanto espressione della coscienza comunitaria, è alla base del concetto di popolo e quindi rende necessario, giustifica e ad un tempo facilita l’esigenza di “auto-governarsi” liberamente.
Si è comunità perché lo si decide, perché ci si riconosce simili, perché si condividono (pur nella loro evoluzione) consuetudini, lingua, storia, terra, cultura, tradizioni e, quindi, un “confine”.
Le identità sono un “prodotto” spontaneo e oggettivo dell’umanità.
Il concetto di identità presuppone il concetto di specificità e differenza tra i popoli e in questo riconosciamo il beneficio nonché la naturalità della loro esistenza, come espressione della libertà dei popoli.
Il fattore etnico, il fattore culturale ed il fattore territoriale costituiscono l’essenza di una identità, eppure non è possibile (ed è anzi assolutamente sbagliato) ridurre l’identità ad un fattore rigidamente etnico, rigidamente culturale o rigidamente territoriale.
Non essendo un prodotto “artificiale”, sarebbe assurdo se le identità fossero oggetto di codificazioni rigide e schematiche, poiché i confini etnico/culturali non sono statici (la continuità dell’evoluzione nel tempo è parte stessa dell’identità) né possono essere ottusamente chiusi, ma altrettanto assurdo e pericoloso sarebbe ignorarle, non rispettarle o cancellarle. Ecco perché sono necessarie politiche che rispettino e si pongano l’obiettivo di mantenere questo delicato equilibrio che è la coscienza e l’identità di un popolo, senza sfociare nel fanatismo.
D’altra parte, l’identità e la coscienza di un popolo si esprimono innanzitutto nelle leggi che un popolo si dà e quindi nel suo diritto: ecco perché l’identità, laddove vi è una piena legittimazione della sovranità dal basso (attraverso il riconoscimento di un diritto che esprime il senso di giustizia della coscienza comunitaria), è causa e conseguenza di una organizzazione sociale stabile e funzionale.
E se i confini territoriali sanciscono giuridicamente, e secondo un criterio necessariamente razionale, i confini culturali riconoscibili attraverso gli elementi in comune già elencati, va da sé che si tratta di un “artificio” indispensabile: il diritto, infatti, non esiste senza la definizione precisa del territorio in cui si applica.
L’ipotesi di un diritto senza territorio e senza identità che si va affermando (come vedremo) tra i “competenti”, assieme all’avanzamento dei burocrati che sostituiscono la politica, è solo un trucco per imporre come “verità” una visione del mondo (e una non-identità) sulle altre.
Emmanuel Raffaele Maraziti
2 risposte a "Sovranità, un concetto inseparabile da quello di “identità” e “popolo”"