
Sarebbe stato sufficiente
ascoltare o
leggere davvero le parole pronunciate da
Boris Johnson, invece che andare dietro al
Corriere della Sera e agli altri campioni delle fake news made in Italy, per capire che
il primo ministro inglese non ha mai detto “abituatevi a perdere i vostri cari”.
D’altra parte, non ha neanche mai detto che non farà nulla contro il Covid-19, come ha assicurato sempre il Corriere, e non c’è – come ci è stato invece raccontato dalla stampa – nessun “passo indietro” dietro la raccomandazione di evitare i contatti non necessari fatta due giorni fa agli inglesi.
Ma, se alle fake news di regime siamo abituati, è stato abbastanza triste assistere alla retorica pseudo-sovranista, che subito ne ha approfittato per tirare fuori la storia di Enea ed Anchise, affermando così che gli inglesi sono cattivi e noi italiani bravi e buoni noi per tradizione mitologica; che ci prendiamo cura dei più deboli mentre nel Regno Unito lasciano tutto nelle mani di Madre Natura e della selezione naturale.
Per la cronaca, ogni anno tra le 4mila e le 10mila persone muoiono per le complicazioni indotte dal virus influenzale ed il Paese, considerata la letalità – stando ai dati attuali – molto inferiore, non si ferma. Chi ha deciso che quei morti sono sacrificabili? Nessuno. Semplicemente viene fatta una valutazione sull’impatto e, considerata la bassa letalità, si va avanti e si punta tutto sulle cure e la prevenzione.
Il Regno Unito ha uno dei sistemi di welfare più avanzati e funzionali dell’Occidente e certo non c’è bisogno di retorica sciovinista per essere orgogliosi del proprio Paese.
ECCO COSA HA DETTO DAVVERO IL PRIMO MINISTRO INGLESE

Detto questo, facciamo chiarezza. Nella conferenza stampa “incriminata” dello scorso 12 marzo, infatti,
Johnson ha affermato molto chiaramente: “questa è la peggiore crisi sanitaria della nostra generazione”,
“questo virus è più pericoloso dell’influenza stagionale, anche per l’assenza di immunità” per cui “molte famiglie perderanno i proprio cari prematuramente”.
Tra un “che ce frega” ed una constatazione c’è più di una differenza, sia linguistica sia di significato. Ma sono stati comunque tanti i giornali italiani che si sono letteralmente inventati la “frase choc”, il cinico monito ad “abituarsi” alla morte delle persone, perché ce l’hanno a morte con il sovranista Johnson e, anche in questa situazione, hanno preferito fare cattiva informazione e creare così una polemica dal nulla.
E’ vero, nella conferenza stampa in questione è stato fatto riferimento all’immunità di gregge ed è stato spiegato che se, come previsto anche in altri Paesi, un gran numero di persone verrà contagiato, con la guarigione svilupperà una immunità che proteggerà indirettamente anche chi non lo è stato. Ed è stato ovviamente sottolineato che l’assenza di questa immunità è un problema.
Torneremo su questo punto a breve, ma intanto passiamo all’altra fake news.
Sempre secondo il Corriere, infatti, la reazione del governo inglese sarebbe stata “ancora più raggelante: non faremo nulla. Perché questa è la linea scelta dal governo di Boris Johnson: avanti come se niente fosse”.
Altra bugia. Nel corso della conferenza stampa, infatti, il premier ha spiegato ciò che ha poi puntualmente ribadito negli interventi dei giorni successivi: “faremo la cosa giusta al momento giusto”.
E, sulla base dei dati disponibili, il governo inglese ha ritenuto di agire per step successivi, senza creare il panico, implementando nuove misure all’avvicinarsi del picco, così da contenere e ritardare l’outbreak del virus, evidenziando come il Regno Unito non fosse ancora al punto in cui si trova l’Italia.
Ecco perché, quanto alle contromisure da adottare, ha sottolineato appunto: “Dobbiamo metterle in campo al momento giusto per massimizzare il loro effetto”.
“Ad un certo punto nelle prossime settimane”, ha aggiunto, “dovremo probabilmente spingerci oltre” – ed ecco perché non c’è nessun passo indietro dietro le indicazioni successive.
“Il periodo più pericoloso”, ha affermato ormai una settimana fa, “non è adesso ma sarà tra qualche settimana sulla base di quanto sarà rapida la diffusione”.
IERI JOHNSON HA ANNUNCIATO LA CHIUSURA DELLE SCUOLE
La necessità di bloccare tutto, del resto, non sembra attualmente tra le preoccupazioni principali neanche dell’opposizione, che oggi in parlamento – a partire dall’ex candidato premier laburista Jeremy Corbyn – ha più che altro chiesto al governo rassicurazioni a protezione dele fasce economicamente più deboli e chiarimenti sugli stanziamenti promessi.
Una questione a cui Johnson nei giorni scorsi ha risposto mettendo in campo, per il momento, 330 miliardi di sterline e con la promessa che verrà fatto “tutto quello che sarà necessario”.
Ad oggi, il Regno Unito registra 2.626 casi accertati di coronavirus su 53.595 test fatti e 103 morti. Ecco perché Johnson, anche in seguito alle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha dichiarato che, da adesso, l’obiettivo sarà quello di effettuare 25mila test al giorno.
E ha ricordato ancora: “faremo il passo giusto al momento giusto, guidati dalla scienza”.
Al momento, dunque, il governo si è limitato a raccomandare a chi ha i sintomi del coronavirs di stare a casa per 7 giorni e, a chi ha vissuto a contatto con una persona che registra sintomi, di stare a casa per 14 giorni. In tutti i casi, è consigliato non recarsi ovviamente in ospedale e chiamare il numero d’emergenza in caso di necessità. Di certo, se è ancora possibile leggere sul sito del governo che non è necessario effettuare test nel caso si abbiamo sintomi lievi, risolvibili con l’auto-quarantena, la scelta di aumentare il numero dei test potrebbe invece rispondere alle pressioni dell’Oms.
Intanto ieri, come abbiamo detto,
il governo ha sconsigliato agli inglesi di frequentare pub, ristoranti, teatri ed altri luoghi pubblici, incrementando le misure di social distancing, mentre
agli anziani e alle altre categorie vulnerabili elencate dal governo è stato consigliato un grado di auto-isolamento ancora maggiore, invitando dunque le famiglie a proteggere le categorie più deboli.
IL PIANO CONTRO IL PERICOLO PANDEMIA ESISTEVA GIA’
La risposta del governo Johnson e del team scientifico che lo consiglia non è, del resto, estemporanea. Dubbi sulla reale utilità di chiudere le scuole o di chiuderle troppo presto, ma anche sul blocco degli eventi di massa e sulla chiusura totale dei voli, erano presenti già in
un documento del 2011 del Dipartimento di Salute, che –
così come l’Italia – aveva già pronto un piano in caso di pandemia.
Nell’attuale piano
inglese, così come in quello italiano, d’altronde, si fa anche cenno alla necessità di
minimizzare l’impatto economico e, quindi, sociale della pandemia (si rischiano milioni di disoccupati e migliaia di imprese, soprattutto di piccole dimensioni, costrette a chiudere). E
in nessuno dei due casi era esplicitamente prevista una restrizione come quella della quarantena imposta a tutti (della quale non stiamo giudicando l’opportunità).
Così come nel piano attuale del governo inglese, è previsto che, “in caso la diffusione peggiori, la risposta subirà un incremento”, sempre bilanciando il loro effetto con l’impatto sulla società, con l’obiettivo di mantenere la normalità “per la maggior parte delle persone per il maggior tempo possibile”.
CON LA LIBERTA’ GLI INGLESI CI VANNO CAUTI
Londra chiuderà i britannici in casa come accaduto in Italia e Spagna?
E’ difficile a dirsi ma non si può escludere, soprattutto viste le pressioni dal basso (la comunità italiana, soprattutto, sembra quella più preoccupata in merito).
E’ certo che, come ha specificato oggi stesso Boris Johnson, quando c’è in gioco la libertà personale gli inglesi preferiscono andarci piano.
E, questo si, potrebbe essere segno di una certa differenza culturale.
Le raccomandazioni, da quelle parti, potrebbero avere una valenza maggiore che in Italia.
Non è il caso di fare i bastian contrari e complicare la situazione più di quanto non lo sia, quindi è meglio specificare: è importante restare uniti e, per ora, stare in casa.
Ma non è proibito farsi delle domande ed è abbastanza evidente come, in questa occasione, a torto o a ragione, sia scattato nelle masse un meccanismo psicologico indotto dalla paura che porta alla delazione, alla ricerca del capro espiatorio (e che ha portato anche alla violenza), teso a confinare ed attaccare come nemico pubblico chiunque dissenta.
Un meccanismo tipico dei regimi totalitari e delle organizzazioni estremiste.
La riflessione non è troppo distante da quella di un altro pensatore di destra,
Marcello Veneziani, che ha parlato del
pericolo di una “dittatura sanitaria”, non certo per complottismo e i riferimento diretto ai fatti di questi giorni, ma
per ricordare a tutti che il pensiero critico non fa mai male. Perché quando una dittatura arriva,
il conformismo è sempre lo strumento di psico-polizia più forte che possa esistere. E ciò che sta avvenendo – “non è solo lo Stato ad aver chiuso gli Italiani nelle case”, osserva Porro, “ma sono gli Italiani che hanno chiesto allo Stato, ossia al governo, di essere chiusi nelle loro abitazioni” – avviene con le stesse modalità in caso di dittatura.
I GOVERNI CONOSCEVANO IL PERICOLO PANDEMIA: SI POTEVA FARE MEGLIO?
Non è il caso, soprattutto da incompetenti, attaccare il governo sulla chiusura totale o sul suo contrario, né fare del complottismo basato sulle supposizioni.
Quel che è certo è che, grazie al lavoro degli scienziati,
una pandemia in arrivo era prevista, i governi era stato avvisati e piani d’azione erano stati approntati: ecco perché
il governo avrebbe potuto e dovuto, stando alle procedure, bloccare i voli dalla Cina e controllare gli arrivi quando era chiaro fosse in corso una epidemia (che la Cina ha dichiarato pubblicamente a Dicembre), con la funzione quanto meno di ritardarne l’arrivo (che ha i suoi vantaggi in termini di preparazione logistica e medica). Ed è altrettanto certo che
l’Unione Europea avrebbe forse potuto, coordinandosi e agendo in blocco per tempo, fare ancora meglio, ciò che è l’ennesimo fallimento dell’Ue.
Quanto alla quarantena totale, sicuramente ci espone ad un problema:
nel momento in cui il virus sarà sconfitto e riapriremo le frontiere, saremo esposti al contagio di ritorno, dal momento che il virus potrebbe circolare per mesi (in assenza di vaccino) in altri Paesi. Ricominceremo tutto daccapo? E, come si chiede giustamente Porro,
quanto è sostenibile a livello sociale questo blocco totale? Non sembra ci sia un piano a lungo termine e non sembra ci siano delle risposte chiare.
Una valutazione dell’impatto, a questo punto, non è nient’affatto cinica, dal momento che è esattamente quello che si fa con tutti gli altri virus i quali, avendo una letalità minore, spingono a non paralizzare il sistema (accettando, dunque, ogni anno di pagarne il prezzo con migliaia di morti: una “cifra” evidentemente accettabile e che non ci rende “cinici come gli inglesi”).
QUELLO CHE SAPPIAMO SUL CORONAVIRUS

Stando ai dati,
in Italia il tasso di letalità sembrerebbe altissimo: il 6,2% dei contagiati muore (oltre l’1% senza altre patologie).
Più alto che in Cina (3,9%) e in Iran (3,6%) – “solo” lo 0,7% in Corea del Sud, che pure non sta effettuando il blocco totale. Ma
i tassi attualmente disponibili potrebbero essere falsati sia dai criteri con i quali i diversi Paesi registrano le cause di decesso, sia
dal numero totale dei contagiati accertati, che dipende dai tamponi effettuati e che in Italia potrebbe essere molto più alto del totale ufficiale.
Sarebbe invece superiore all’1% la letalità del Covid nei soggetti privi di altre patologie, anche se – come abbiamo detto – è dura individuare tutti gli asintomatici e quindi il reale numero dei contagiati che determina il tasso reale di letalità.
Un dato più certo, invece, è quello relativo all’
identikit di chi non ce l’ha fatta: l’età media dei decessi, infatti, è di 79,4 anni e le patologie riscontrate pregresse riscontrate in questi casi sono 2,7.
Il 47% dei casi, secondo uno studio, presentava tre patologie pregresse e l’ipertensione arteriosa è tra le più diffuse. Attualmente, secondo una proiezione del Sole 24 Ore, il Covid è al 18esimo posto nella triste classifica delle cause di morte in Italia e, solo nel caso improbabile si arrivi ai 20mila decessi, rientrerebbe tra le prime dieci.
Il che non ne diminuisce la gravità, essendo un virus nuovo e imprevedibile.
E dal momento che già il virus influenzale stagionale, che allo stesso modo è una malattia respiratoria acuta ma con una letalità molto inferiore (si stima intorno allo 0,1%), causa ogni anno – come abbiamo anticipato – dai trecento ai quattrocento morti l’anno in maniera diretta e tra le 4mila e le 10mila le vittime indirette, morte per le complicanze insorte a causa del virus (molti di più delle morti per Covid-19 in Cina) – tra le 15mila e le 70mila in tutta Europa, 500mila a livello globale.
Come ci è stato detto, il tasso di letalità e la sua contagiosità, oltre al fatto di non disporre di un vaccino e di essere un virus nuovo, rendono il Covid-19 più pericoloso (molto più pericoloso stando ai dati provvisori).
Ciò che ha indotto diversi governi ad agire e paragonare la situazione attuale ad uno stato di guerra, che giustifica misure eccezionali.
STATE IN CASA, OCCHI APERTI E PRONTI A DIFENDERE L’ITALIA

Ecco perché è giusto stare in casa, “combattere” e, quando tutto sarà finito, capirci qualcosa e fare le dovute valutazioni.
C’è la questione dela pericolosità del contante come strumento di trasmissione che torna, controlli sulle celle telefoniche delle persone, la presunta richiesta di un prestito al Meccanismo Europeo di Stabilità ed una situazione sociale potenzialmente esplosiva, che apre anche a scenari politici pericolosi. E c’è il pericoloso per l’Italia di affondare sotto i colpi della speculazione, di una dipendenza monetaria che ha già distrutto anche la sanità o, peggio, dai prestiti internazionali.
Ecco, a quel punto, sarà il momento di parlare. A quel punto capiremo se qualcuno sta cercando di sfruttare la situazione e cosa fare rispetto a tutto questo. Anche perché, se questa pandemia ci ha insegnato qualcosa è che la sovranità è vitale e che l’Unione Europea è un progetto liberista fallimentare.
Emmanuel Raffaele Maraziti
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...
Una risposta a "Boris Johnson non ha mai detto: “abituatevi a perdere i vostri cari”"